"Il Moscone", la Rubrica del Direttore L'illustre personaggio milanese che pagava Cosa nostra

08.11.2023


IL PAESE DI PULCINELLA. Ma perchè non cominciamo ad intitolare le strade, le piazze, le scuole, i ponti, i cessi ai tanti mafiosi italiani, soprattutto a quelli che mettevano le bombe negli anni Novanta? Perchè non facciamo rientrare anche loro nei vari Pantheon? 


«Nonostante un gravissimo silenzio e una gravissima ignoranza indotta nell'opinione pubblica, sull'argomento noi magistrati avevamo già una sentenza che aveva condannato definitivamente il senatore Dell'Utri per concorso in associazione mafiosa. Questa stabiliva e statuiva che l'allora imprenditore Silvio Berlusconi nel 1974 con l'intermediazione di Marcello Dell'Utri avesse stipulato un patto con esponenti apicali, esponenti di vertice della Cosa Nostra palermitana. Patto di reciproca protezione e sostegno. E che quel patto era stato rispettato dal 1974 almeno fino al 1992».
Nino Di Matteo

La lotta alle mafie, nel Paese che ha bisogno delle mafie (potere, soldi, politica), è diventata una mera puttanata. E ora stupitevi pure. O meglio scandalizzatevi. In questo strano Paese ci si scandalizza del linguaggio colorito ma non si ci si indigna se al Governo e nelle Istituzioni si insinuano (per volere degli elettori) mafiosi e amici dei mafiosi.

Lo abbiamo scritto tante volte. Ultimamente in occasione delle cazzate sparate a raffica dai cazzari che ci governano: "B. è il padre nobile", "B. deve salire al Colle" (come Presidente), "B. senatore a vita", "Bisogna intitolare il Ponte sullo Stretto - altra cazzata - al signor B.".

Lo stesso soggetto a cui è stato cancellato il titolo di Cavaliere (nero) della Repubblica per la sua condanna (finita ai servizi sociali). Cose da pazzi accadono in questa Nazione pazzoide.

«La Trattativa continuò anche con il Governo Berlusconi. Dell'Utri, lo spiegano i giudici nella sentenza, rappresentò a Berlusconi le richieste di Cosa nostra.
E dicono i giudici che quel Governo tentò di adoperarsi, non riuscendoci per motivi che non dipendevano dalla volontà del premier, per accontentare alcune delle richieste di Riina.
Dice quella sentenza che un presidente del consiglio del Governo italiano, nello stesso momento in cui era presidente del consiglio, continuava a pagare, come aveva fatto nel 1974, cospicue somme di denaro a Cosa nostra».
Nino Di Matteo, Roma, 14 novembre 2018

Abbiamo riportato le sentenze, i reati commessi, le prescrizioni, le archiviazioni, le condanne, le dichiarazioni dei collaboratori e dei magistrati. Ma ritorna sempre la stessa storia. Non ci sta niente da fare. Nel Paese di Pulcinella (maschera nobile) dobbiamo sempre fare i conti con i guitti.

Se non fosse morto lo avremmo visto, sicuramente, su qualche altro scranno, con tutti gli onori di questa Repubblica. La sua morte non ci ha fatto dimenticare il personaggio. Mentre a Milano il suo nome è stato scolpito nel Pantheon degli uomini illustri (ma a cosa cazzo ha dato lustro, lo possiamo sapere una buona volta?) abbiamo già dimenticato i milioni di euro donati al fondatore di Forza Italia, già senatore della Repubblica e condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa. Marcello Dell'Utri non ha mai svelato nulla. Muto è rimasto. Se parla spara cazzate inutili. Un copione già visto, già recitato in passato: nemmeno Vittorio Mangano (il famoso stalliere-mafioso di Arcore) ha mai svelato gli affari e i legami con Cosa nostra. Per queste ragioni è stato definito un eroe da questa gentaglia.

Ma come possiamo definire un soggetto che è stato condannato per concorso esterno? Un mafioso? Un amico dei mafiosi? E il lascito di 30 milioni di euro (60 miliardi del vecchio conio) come lo possiamo inquadrare? Tanto costa il silenzio?

Ora ci facciamo prendere pure il culo da questo condannato per concorso esterno per mafia. Sulla vicenda milanese - che grida vendetta e vergogna - con queste parole si è espresso don Marcello: «Anche Cavour e Mazzini sono stati criticati».

«Al Famedio c'è la forza e la capacità di una comunità di riconoscere il contributo di persone con ideali e posizioni diverse, perché Milano deve fare della sua diversità una forza. Il mosaico di esperienze umane, raccolto qui, è vasto». Ma ci faccia il piacere signor Sala. Questa ricostruzione fantasiosa non fa certo bene alla città della Resistenza, all'ex capitale morale d'Italia.

Nel festival dell'assurdo e dell'ipocrisia mentre al Presidente della Repubblica Sandro Pertini (che fa ancora oggi vergognare i tanti Presidenti che si sono susseguiti) si nega una strada a Lucca, il nome di B. (che pagava la mafia) si incide con fastose cerimonie sul marmo.

Fate ridere con le vostre genialate.

Non ci interessa aggiungere altro. Ma da "italiani" ci dovremmo vergognare per l'ennesimo atto di arroganza insensato che abbiamo dovuto registrare.

Ma perchè non cominciamo ad intitolare le strade, le piazze, le scuole, i ponti, i cessi ai tanti mafiosi italiani, soprattutto a quelli che mettevano le bombe negli anni Novanta? Perchè non facciamo rientrare anche loro nei vari Pantheon? Ci sono anche i terroristi di destra bombaroli, i colletti bianchi (che non subiscono mai un processo) e gli evasori (che hanno avuto un grande Maestro massone).

In questo festival delle cazzate e del cattivo gusto un pizzico di poesia non guasta.

Alla mia nazione

Pier Paolo Pasolini

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.