Nel Paese dei Murales

04.04.2024

Nel Paese dei Murales
(Cibiana di Cadore)di Franco De Zordo


Ora è pacifica la corruzione che tenta di sanare, in zona storica, un nuovo fabbricato in cemento armato. Questo è in piena violazione delle distanze legali, ma ha ottenuto ugualmente fondi regionali per la conservazione della tipologia storica. Lo si vuole sanare con la menzogna, facendolo passare per una ristrutturazione (non autorizzata e non autorizzabile). 


Sono ingegnere per vocazione, appassionato di natura e mio malgrado di diritto penale civile amministrativo, che ho dovuto studiare da autodidatta più che per autentica passione per garantirmi la libertà e la sopravvivenza. Calabrese d'origine da parte di madre, dopo una attività professionale come consulente nel campo tecnico in una città, ho scelto da ormai un ventennio di vivere nella regione Veneto, in un piccolo paese di montagna, Cibiana di Cadore (BL), conosciuto come "il paese dei Murales", assieme al mio figlio minore Noè (cui dedico queste note a futura a memoria).
L'ho scelto perché lo ritenevo, almeno in apparenza, un paesino tranquillo e dalla bellezza naturalistica inestimabile; e perché cercavo di conciliare la mia attività con quelle antiche usanze del paese che ho sposato con piacere.

Se queste considerazioni sono valide per molti abitanti anziani del paese e per l'oggettiva bellezza naturalistica, non valgono per coloro che avrebbero il dovere di amministrare e tutelare prima di ogni cosa il patrimonio storico di questo piccolo borgo storico (come si può vedere dal video denuncia), nel rispetto della legge e delle precise normative italiane e nell'interesse supremo collettivo.

Infatti nel 2008, dopo le denunce contro un dilagante malaffare nell'amministrazione comunale di Cibiana, ho ricevuto numerosi attacchi alla mia persona, poi ignorati dagli organi preposti (evidentemente complici).

Prima di questa vicenda la mia vita procedeva serena e ricca di soddisfazioni, in oltre quarant'anni di normalissima esistenza e con fedina penale pulita (ancora oggi mentre scrivo).


Mai avrei pensato che, in uno stato di diritto quale ancora si definisce l'Italia e soprattutto in una delle regioni italiane apparentemente simbolo di operosità, giustizia e legalità (qual è ritenuto in Italia da molti il Veneto a confronto ad esempio con la Sicilia, che per l'opinione pubblica è territorio di mafia), e solo per aver contribuito a far emergere illegalità manifesta e ingiustizia, avrei ricevuto una tale risposta dalle istituzioni. Risposte simili hanno già portato molti (e per molto meno) al suicidio. Sono rimasto saldo, anche se mi hanno portato a ritenere perfino che "la mafia sia più degna". Perché credenza comune vuole che questa lavori con capitali propri (non denaro pubblico), a proprio rischio, e che mantenga fuori donne e bambini (che non vengono mai coinvolti negli "affari sporchi").

L'unica mia colpa è stata di aver chiesto il rispetto della legge e la giustizia a funzionari che invece si sono rivelati compromessi, a dispetto del mio aver depositato prove ineludibili per far emergere le gravissime pregiudiziali per la sicurezza, per la salute pubblica e per il normale assetto di un territorio protetto, in un'area ritenuta dagli stessi amministratori altamente pregiata e pluri-vincolata (ma solo quando devono chiedere contributi pubblici). Un'area che invece è dagli stessi dispregiata con i gravissimi abusi edilizio-urbanistici, totalmente insanabili, che sono visibili nel video e ancora oggi presenti. Fatti che carabinieri, polizia locale e procura della Repubblica di Belluno si rifiutano di accertare, come invece hanno fatto nel video Pavol Pribela e Michaela Povalová: fatti che porterebbero molti nelle patrie galere.

È impensabile che per questi reati gravissimi contro il territorio l'amministrazione abbia ricevuto denaro dai privati che li hanno commessi: denaro entrato illecitamente nelle casse pubbliche o degli amministratori stessi.

Nella lotta contro questi reati mi onoro di far parte di un gruppo di uomini, veri combattenti, fra cui gli ormai amici Pavol e Michaela. In attesa degli sviluppi processuali e non.

"Se lo Stato non rispetta le regole, le norme e la legge agisce da mafioso (citazione dal Magistrato Alfonso Sabella)".