Quando il ladro grida: prendi il ladro!
Lo scandalo Ciapi
Lo scandalo Ciapi
La vicenda è uno dei più grossi scandali politici che ha fatto tremare la Regione Siciliana negli ultimi anni. L'anello principale della catena è il Ciapi, un ente che dovrebbe formare disoccupati e trovargli un lavoro e che per questo motivo era stato finanziato dalla Regione con circa 80 milioni. Degli oltre 600 disoccupati da formare però nessuno riuscirà mai a trovare un impiego. Il motivo? Il Ciapi è il "bancomat" personale di Giacchetto, che ne gestiva ufficialmente la comunicazione, ma che in realtà per gli inquirenti ne era il "vero e proprio regista". Da una parte, quindi, il pubblicitario gestiva i fondi dell'ente come fossero cosa sua, tramite una serie di società a lui riconducibili. Dall'altra si dedicava alla sua attività di imprenditore, vincendo appalti e garantendosi appoggi, grazie proprio a regali a sei cifre con i quali omaggia politici e amministratori pubblici.
GIUSTIZIA & IMPUNITÀ
Corruzione, confisca record a Palermo: sigilli a 70 milioni di Giacchetto. È il manager dello scandalo formazione
Il manager è stato condannato a otto anni e un mese e alla vigilanza speciale per tre anni, nel processo ribattezzato Ciapi, dall'ente di formazione della Regione Siciliana che "sarebbe stato utilizzato per drenare risorse pubbliche". I giudici non hanno disposto la confisca integrale dei beni che erano stati sequestrati. Il provvedimento è però uno dei più ingenti a livello di valore dei beni confiscati per reati contro la pubblica amministrazione
È sicuramente tra le più grosse confische di beni legata a reati contro la pubblica amministrazione. Forse addirittura la più ricca. A ordinarla è stata la la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo che ha sottratto definitivamente circa 70 milioni di euro al manager Fausto Giacchetto. Il provvedimento, contro il quale può essere presentato ricorso, è previsto dalla legge che ha esteso le misure di prevenzione, applicate normalmente ai mafiosi e a coloro che sono ritenuti vicini a Cosa nostra, anche a chi si rende colpevole di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione.
È il caso di Giacchetto considerato l'ideatore di un sistema che dal 2006 in poi è riuscito ad appropriarsi di finanziamenti regionali ed europei per centinaia di milioni di euro. Tutto grazie alla corruzione seriale. Per questo motivo adesso è scattata la confisca record che, però, non colpisce tutti i beni che erano stati sequestrati in un primo momento: restano in possesso alla famiglia Giacchetto 13 appartamenti e una serie di gioielli e orologi di valore, più conti e titoli.
"Appropriazione di denaro pubblico"
Il manager è stato condannato a otto anni e un mese e alla vigilanza speciale per tre anni, nel processo ribattezzato Ciapi, da nome dell'ente di formazione della Regione Siciliana che "sarebbe stato utilizzato per drenare risorse pubbliche". Sono le parole del Tribunale di prevenzione, presieduto da Raffale Malizia, a latere Vincenzo Liotta e il giudice relatore Simona Di Maida, che ha accolto le tesi del pm Pierangelo Padova. A proposito di Giacchetto, i giudici scrivono che "è emerso un sistema ben collaudato, dal medesimo ideato, finalizzato all'appropriazione di denaro pubblico grazie a falsi, truffe, formazioni di fatture per operazioni inesistenti, corruzioni, associazione per delinquere. Il suo era monopolio sostanziale di denaro destinato a propagandare piani di formazione gestiti dal Ciapi, o a fare pubblicità, con l' affidamento di forniture a società riconducibili allo stesso manager o comunque compiacenti".
La storia dell'indagine
L'indagine coordinata dall'allora procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Maurizio Agnello, Gaetano Paci, Sergio Demontis,era partita dai cosiddetti "Grandi eventi" allegramente finanziati dall'assessorato regionale al Turismo. Ma aveva subito una accelerazione dopo la segnalazione dell'Olaf, l'ufficio antifrode di Bruxelles. A quel punto l'inchiesta si è allargata scoperchiando un vero e proprio "sistema illecito criminale". Alla fine, oltre al manager erano stati condannati anche l'ex presidente dell'Ente formativo, Francesco Riggio (ex deputato del Pd), e l'ex dirigente dell'Agenzia regionale per l'impiego, Rino Lo Nigro.
Per il pubblico ministero Pierangelo Padova l'ex direttore di Villa Betania, Calogero Bongiorno, 65 anni, di Racalmuto, "ha agito senza dolo" e va assolto.
L'ex dirigente dell'ente assistenziale è imputato al tribunale di Palermo, insieme ad altre ventidue persone, di truffa perchè avrebbe redatto un falso rendiconto sui dati di un progetto del Ciapi per fare in modo che venisse erogato un finanziamento europeo di 15 milioni di euro.
Il 16 ottobre è in programma l'arringa dei difensori, gli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Manganello.
Una persona del genere ha il diritto di candidarsi a sindaco?
Ci sono seri sospetti che BONGIORNO sia solo un burattino nelle mani di gente a cui non frega niente. Secondo la legge Dispositivo dell'art. 58 TUEL, questo signore non dovrebbe avere nemmeno la possibilità di candidarsi a sindaco. Chi ha davvero fallito? Mancanza di pubblico interesse? Interessa anon importa a nessuno di il sindaco della città Racalmuto abbia il passato macchiato da un problema serio e questo è un grande punto esclamativo per tutti coloro che hanno dato il proprio voto elettorale ad una persona senza morale? Racalmuto muore e tutti quelli che hanno "dimenticato" sono colpevoli! Anche il nuovo sindaco ha l'audacia di definire mafiosi gli altri candidati! Chiediamo spiegazioni su quanto detto dal sindaco Bongiorno e che dica espressamente a chi si riferisce. Perché gli unici collegamenti con la mafia ormai passano direttamente dall'ufficio del sindaco di Racalmuto!
Lo sapevi?
Questo signore è stato nominato nel 2020 : IL COMMISSARIO STRAORDINARIO
Doti. Calogero Bongiorno, nominato con D.A. n. 63/GAB del 21/07/2020, dell'Assessore Regionale della Famiglia delle Politiche Sociali e del Lavoro, assistito dal Segretario f.f. dell'Ente. Dottssa Italia Maria Rita.
Pavol Pribela, ANTIMAFIA AUSTRIA!