Se "Sbirromafia" fosse un mero prodotto editoriale, tutto sarebbe più semplice.
SBIRROMAFIASe "Sbirromafia" fosse un mero prodotto editoriale, tutto sarebbe più semplice. Non sarebbe mai nato. L'incidente occorsomi nel novembre 2019 mi convinse ad accelerare la sua pubblicazione, con qualsiasi mezzo. Il libro era anche la mia polizza vita. Non solo avanzavo nella lotta ma, stavolta, ero io ad "avvisare" i miei nemici. La pandemia soverchiò tutti. Alla ripresa della normalità, arrivarono le reazioni. Pur evitando al massimo di citare i nomi dei protagonisti, attenendomi ai fatti, cominciarono a giungermi querele e minacce. La più esplicita quella dell'agente "Mosca" che con la frase "satiro avvisato, satiro mezzo salvato" avverte che sarà kalashnikov se pubblico altro. Poi intima al giudice di condannarmi e a quanto (€ 10.000,00) . "Tringali stavolta se la passa male". "Mosca" ostenta così la sua potenza sulle istituzioni e l'immunità di cui gode. Tant'è che la procura, incredibilmente, archivia la mia denuncia. (...)Oggi, razionalmente, si rende necessario aggiornare "Sbirromafia" con una seconda pubblicazione. I documenti sequestrati a Montante hanno confermato perfettamente la mia tesi, rilevato nuove verità ed aperto nuove ipotesi investigative. Soddisfazione.Ma - ed ecco il dilemma - devo far conoscere tutto ciò? Una necessaria azione di verità o un vantaggio agli sbirromafiosi a pararsi giudiziariamente?