Trattativa Stato-Mafia:Premessa di Narduzzu a Ciancimino
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Un'audizione del 1992 che ci riporta a Massimo Ciancimo e alla trattativa…
Nel continuare a parlare del tema trattativa Stato-mafia, a mio parere, non possiamo tralasciare le dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia che sono fondamentali per la ricostruzione della verità.
È il caso delle rivelazioni di "Narduzzu", ossia Leonardo Messina, che saranno confermate anni dopo da Massimo Ciancimino, il Testimone-chiave da cui prende avvio l'inchiesta che porterà al processo in corso a Palermo.
Massimo Ciancimino ha consegnato agli inquirenti la copia del "papello" con le richieste di Cosa nostra allo Stato: papello che, secondo le deposizioni dei periti all'udienza del 10 novembre 2016, è autentico. A confermare l'esistenza del papello sono anche Pino Lipari e Giovanni Brusca.
Anche Saverio Masi, riferendo quando appreso dal Capitano Angeli, ha parlato del papello che potrebbe essere stato sottratto insieme ad altre memorie di Vito Ciancimino e documenti durante la perquisizione della villa di Massimo Ciancimino all'Addaura nel 2005.
Ecco cosa riportava "la Repubbla" del 30 gennaio 2010 ":
Il capitano Angeli teneva in mano il "papello", l'aveva appena trovato nella casa di Massimo Ciancimino durante una perquisizione. Era il 2005. Telefonò al suo superiore, il colonnello Sottili, ma quello gli ordinò di lasciare perdere. Gli disse: «Non c'è bisogno di prenderlo, l'abbiamo già». È un racconto dai toni clamorosi: l'ha fatto un maresciallo dei carabinieri, il 20 luglio scorso, ai magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo. E adesso la Procura chiede che il maresciallo Saverio Masi, così si chiama, venga presto chiamato a deporre al processo Mori.
«È stato il capitano Angeli a raccontarmi questo episodio – ha già messo a verbale il sottufficiale – dopo la telefonata al superiore, lui mandò un maresciallo fidato a fotocopiare quelle carte trovate a casa di Ciancimino. E gli disse di non farne cenno a nessuno». I magistrati hanno già rintracciato il maresciallo, Samuele Lecca, che ha confermato: «Sono stato io a trovare dentro un grosso scatolone copiosa documentazione dattiloscritta e manoscritta. Non so cosa fosse esattamente. Angeli mi chiese se conoscessi una copisteria in zona. Mi incaricò di andare, di fare presto e di riportare il materiale in originale e in fotocopia nel suo ufficio. Andai in via Lancia di Brolo, spesi 19 euro».
Leonardo Messina si pente il 30 giugno 1992 si pente davanti al giudice Borsellino, che però muore ammazzato prima di dare il via all'operazione "Leonardo" che grazie alle sue rivelazioni il 17 novembre 1992 porta all'esecuzione di oltre duecento arresti in tutta Italia.
È stato tra i principali testimoni ai processi:
- Borsellinoquater (Strage di via d'Amelio)
- Rapido 904 (in cui era imputato come mandante della "Strage di Natale" del 23 dicembre 1984 Salvatore Riina, recentemente deceduto)
- Processo trattativa Stato-Mafia, iniziato a Palermo nel maggio 2013
Particolarmente rilevanti sono le sue dichiarazioni rilasciate alla Commissione Parlamentare Antimafia nella seduta del 4 dicembre 1992.
Ecco un estratto:
LEONARDO MESSINA: Sì. In tutto questo Cosa nostra non è sola, ma è aiutata dalla massoneria.
PRESIDENTE: Ci sono forze nuove alle quali si stanno rivolgendo?
LEONARDO MESSINA: Sì, ci sono forze nuove, si stanno rivolgendo.
PRESIDENTE: Può dire alla Commissione di quali forze si tratta?
LEONARDO MESSINA: Non vorrei creare qua situazioni …
PRESIDENTE: Va bene. Si tratta di formazioni tradizionali o di formazioni nuove?
LEONARDO MESSINA: Sono formazioni nuove.
PRESIDENTE: Non tradizionali.
LEONARDO MESSINA: No, non tradizionali.
PRESIDENTE: In Sicilia sono forti o sono deboli?
LEONARDO MESSINA: Non vengono dalla Sicilia.
PRESIDENTE: Si tratta dunque di forze che vengono da fuori?
LEONARDO MESSINA: Da fuori.
PRESIDENTE: Ora sono presenti in Sicilia?
LEONARDO MESSINA: Ancora no. Si stanno creando, perché partirà, ma quelli che hanno avuto come alleati resteranno, ce li hanno ancora.
PRESIDENTE: Può spiegare questo concetto?
LEONARDO MESSINA: I contatti che avevano alcuni ce li hanno sempre.
PRESIDENTE: Con i vecchi partiti?
LEONARDO MESSINA: Con alcuni dei partiti; questo o quello non può essere identificato tutto in un contesto mafioso, ma qualcuno …
PRESIDENTE: Con i personaggi?
LEONARDO MESSINA: Con i personaggi tradizionali e alcuni nuovi.
PRESIDENTE: Lei ha fatto più volte riferimento alla massoneria. Vuole spiegare questo rapporto?
LEONARDO MESSINA: Molti degli uomini d'onore, cioè quelli che riescono a diventare dei capi, appartengono alla massoneria. Questo non deve sfuggire alla Commissione, perché è nella massoneria che si possono avere i contatti totali con gli imprenditori, con le istituzioni, con gli uomini che amministrano il potere diverso di quello punitivo che ha Cosa nostra.
PRESIDENTE: Ed è nella massoneria che sta sorgendo questa idea del separatismo?
LEONARDO MESSINA: Sì. Desidero precisare che tutto quello che dico non è fonte di deduzioni o di interpretazioni personali, ma è quello che so.
PRESIDENTE: Queste cose le sa per conoscenza diretta?
LEONARDO MESSINA: Sì, le so per conoscenza diretta.
…ed ecco un secondo estratto:
PRESIDENTE: Vi sono strutture segrete o riservate di Cosa nostra?
LEONARDO MESSINA: Sì, ci sono strutture che non comunicano: non è che tutti gli uomini devono sapere. Vi sono uomini che non sanno oltre la propria famiglia, o la propria decina; non tutti gli uomini, cioè, vengono messi al corrente di tutto.
PRESIDENTE: Adesso, con i corleonesi, com'è questa procedura?
LEONARDO MESSINA: E' ancora peggiorata.
PRESIDENTE: Vi sono persone che entrano in Cosa nostra ed il cui nome è destinato a restare sconosciuto?
LEONARDO MESSINA: Sì, o perché rivestono cariche politiche, o perché sono uomini pubblici e nessuno deve sapere chi sono. Lo sa soltanto qualcuno. Poi ci sono altri che sono "punti", ai quali non tutti gli uomini si possono rivolgere, perché c'è un passaggio obbligato. Perciò, il contatto è sempre uno per tutti.
Non si può fare a meno di notare che, come emerge dalla trascrizione dell'audizione, la Commissione Antimafia presieduta allora dall'Luciano Violante, che sugli incontri con avuti con Mori nel 1992 riferirà solo molti anni dopo, dava la sensazione di sconoscere i fondamenti dell'organizzazione militare mafiosa come emersi dal lavoro di Giovanni Falcone e dal maxiprocesso.
Vi lascio alla lettura interessante di " Narduzzo "