
Vittoria - ‘patteggiamento contabile’
Vittoria, 'patteggiamento contabile' per l'ex membro della commissione straordinaria dell'ente danneggiato per oltre un milione di euro.
A giudizio anche Termini, D'Erba, l'ex dirigente Basile (ora in servizio a Ragusa) citato per oltre 432 mila euro e il collegio dei revisori. Contestati dalla Corte dei Conti pagamenti non dovuti a creditori della vecchia municipalizzata Emaia, l'Amfm, fallita e in liquidazione e l'illegittimo riconoscimento da parte della commissione di un debito fuori bilancio nei confronti della stessa azienda per più di 682 mila euro. Tratteggiato dalla magistratura contabile un contesto impressionante di illeciti e di violazioni compiuti dalla triade e dal dirigente con l'avallo dei revisori nonostante il parere contrario e i ripetuti ammonimenti preventivi dell'ex segretario generale Fortuna non ascoltato ed anzi cacciato. Stessa sorte per il commissario Dionisi, attuale prefetto di Livorno, costretto a dare le dimissioni per non essersi piegato a svariati atti illegali decisi da Dispenza e rimpiazzato da Termini che, appena arrivata, il 22 maggio 2019, firma la nota delibera dello scandalo sulla 'Vittoria mercati srl'. Ecco il dossier che, partendo dalle accuse di giustizia contabile scopre uno squarcio inquietante sugli affari intorno al polo fieristico. C'è un filo inossidabile, nell'avvicendarsi delle sindacature Nicosia e Moscato e dell'amministrazione straordinaria, a spiegare nomine, incarichi e affari tra violazioni, illeciti, opacità, conflitti d'interesse, scambi tra controllori e controllati, maneggio di soldi in contanti, emersione di assegni nascosti. I rilievi contabili coincidono in gran parte con vicende denunciate anche nella sede penale con immediata archiviazione e l'incriminazione del denunciante. Le carte scabrose dei concorsi pilotati per la dirigenza modellata da Dispenza intorno a Basile, le violazioni sanzionate dal Tribunale che ha condannato definitivamente il Comune di Vittoria, la 'persecuzione' punitiva contro i dirigenti non allineati Piccione e Prinzivalli, le menzogne e gli atti arbitrari di Dispenza, le commissioni giudicatrici 'ad hoc' costituite dal segretario generale scelto per rimpiazzare Fortuna. E con la sindacatura Aiello? Nel nodo sempre decisivo della dirigenza due sorprese clamorose: la 'pace' con Bruno e Sulsenti e sullo sfondo concorsi e assunzioni in famiglia
Il 4 ottobre scorso, festa di San Francesco che nella memoria liturgica cattolica è patrono d'Italia, sul conto corrente del Comune di Vittoria arriva un bonifico di € 29.251,94. Ordinante Filippo Dispenza il quale dell'ente, per tre anni e tre mesi, non è stato certo 'patrono', bensì padrone assoluto e, come lettrici e lettori di In Sicilia Report ben sanno, pertinace persecutore dei cittadini liberi, quelli dotati di coscienza civile e perciò critici: per la cronaca sono gli stessi che Sergio Mattarella – citato a sproposito da Dispenza per la firma che il capo dello Stato appone su migliaia di atti tra i quali i Dpr di scioglimento di enti ai sensi dell'art. 143 del Tuel (stia tranquillo, non è una dedica personale) – onora pubblicamente quando va in territori ad alta densità mafiosa come quelli dominati dal clan dei Casalesi e afferma: <<le mafie hanno paura dei cittadini liberi, vogliono persone asservite>>.
Ma non è dell'inimicizia nutrita e della persecuzione scatenata contro i cittadini liberi che qui si vuole parlare. Torniamo dunque al bonifico.
Quello di Dispenza non è un segno di gratitudine, nè un'elargizione liberale, ma il fio pagato nella condanna inflittagli dalla Corte dei conti per il danno erariale arrecato all'ente da lui amministrato. Un danno ben più grave ma la quota di responsabilità a lui attribuita è di un settimo, pari a € 97.506,42 del totale di € 682.545,00, mentre nello stesso procedimento un ulteriore danno di € 335.067,01 è contestato, esclusivamente, all'ex dirigente comunale Alessandro Basile, inoltre convenuto, con altri sei tra i quali Dispenza, per la stessa cifra di € 97.506,42. Per Basile e altri cinque il procedimento andrà avanti con rito ordinario, mentre l'ex poliziotto ha scelto quello abbreviato e, grazie al cosiddetto 'patteggiamento contabile', ha chiesto e ottenuto di potersela cavare con appena il 30% del dovuto. Vedremo come e perchè l'amministrazione straordinaria abbia inferto al Comune, limitatamente ad una precisa vicenda, un danno di oltre un milione di euro, ma intanto torniamo a quella fase di amministrazione straordinaria, alla sua conclusione il 27 ottobre 2021 e a cosa oggi ne rimane.
Dal 27 ottobre 2021 al 17 ottobre 2023, un periodo di quasi due anni, non troviamo niente nel curriculum di Filippo Dispenza, sempre aggiornato del minimo dettaglio e ricco di ogni sorta di onorificenza, soprattutto di quelle nelle quali, pagina dopo pagina, dopo un fiume di parole, rimane poco o nulla. Segno che, probabilmente, il 'prefetto a riposo' almeno in quel periodo a riposo lo è stato veramente. In effetti Dispenza è sempre stato solo un poliziotto, fino all'ultimo giorno di servizio a maggio 2018; mai prefetto di sede ma solo di titolo, attribuitogli due anni prima della pensione da Angelino Alfano, il ministro genuflesso ad Antonio Calogero Montante come sancisce la sentenza di un Tribunale della Repubblica.
La nomina è del 30 aprile 2016 quando Montante, ancora potentissimo, da due anni è indagato per concorso in associazione mafiosa e il ministro che a lui mai avrebbe potuto dire di no, e in effetti mai gli dice di no, è da tre anni al Viminale impegnato a stabilire il record di longevità nella storia della Repubblica. In precedenza, con Alfano Guardasigilli, Dispenza a settembre 2011 viene nominato questore, ad Alessandria, e ben presto, con il concittadino nel frattempo piazzatosi al vertice dell'Interno, il 17 dicembre 2013 promosso in una sede capoluogo regionale, Cagliari, potendo così fregiarsi dello status di dirigente generale della Polizia di Stato. Peraltro quando non è neanche questore ma solo un funzionario di polizia, il 17 giugno 2010 Alfano, ministro della Giustizia nel governo-Berlusconi, se lo porta a New York all'Onu nel solenne decennale della stipula della convenzione di Palermo contro la criminalità transnazionale. Quelli sono anche gli anni in cui Antonio Calogero Montante, dopo l'impostura della svolta antimafia del 2007 di Confindustria Sicilia, scala inarrestabile tutte le vette, visibili e invisibili, del potere italiano (1 e 2 due articoli in proposito).
Lettori e lettrici di In Sicilia Report ricordano certamente quanto Dispenza tenga al titolo di prefetto, al punto da rivendicarlo, ormai poliziotto in pensione, ma in servizio nel Comune di Vittoria, con imbarazzante e compulsiva tenacia, tanto che la prefetta – vera – del tempo, Filippina Cocuzza, titolare di sede a Ragusa, è costretta a diffondere un comunicato stampa per dire: <<scusate, qui il prefetto sono io>>.
Se riposo c'è stato, esso è durato meno di due anni perché il poliziotto in pensione Dispenza da 17 mesi è membro della commissione straordinaria del Comune di Caivano, centro di 40 mila abitanti della città metropolitana di Napoli, balzato all'attenzione della cronaca per la vicenda delle due cuginette vittime sessuali della camorra con la complicità delle loro stesse famiglie. L'ente il 17 ottobre 2023 è stato sciolto per infiltrazioni mafiose con conseguente subentro di una commissione – composta da tre funzionari aventi titolo di prefetto, di vice prefetto e di dirigente di prefettura – al commissario straordinario in carica nominato in precedenza per la mancata approvazione dei bilanci nei termini di legge, in applicazione di una norma vigente ovviamente anche in Sicilia e che nell'isola è tranquillamente disattesa: diversamente almeno metà dei sindaci e dei consigli comunali in carica sarebbe spazzata via.
Ora vedremo se Dispenza, il quale tiene molto agli onori di questa nuova carriera da pensionato cominciata infatti ad agosto 2018 appena due mesi dopo il collocamento a riposo, rimarrà sull'ambìta poltrona solo 18 mesi, la durata massima prevista dalla legge prorogabile solo in casi eccezionali a 24, o riuscirà a doppiare, ed anche ad andare oltre, il periodo di carica come a Vittoria dove – incredibile e assurdo, stante la legge che sul punto è perentoria – rimase in carica 39 mesi.
Da un anno e mezzo Dispenza è nell'amministrazione straordinaria del Comune di Caivano: la rissa con gli altri commissari, l'interrogazione parlamentare sul ricco target dei suoi rimborsi spese, la fermata a Ciampino del ministro Lollobrigida sul Frecciarossa Torino-Napoli per arrivare in tempo a destinazione
Prima di affrontare alcuni recenti riflussi della memorabile esperienza di Dispenza nell'amministrazione del Comune di Vittoria da lui descritta nel proprio curriculum come l'esito trionfale di una missione impossibile ('la città è irredimibile' la sua diagnosi immediata), va ricordato che il suo avvento a Caivano a ottobre 2023 non passa inosservato. Già due mesi dopo, varie testate giornalistiche, locali e nazionali, devono riferire della rissa che scoppia tra lui e gli altri due commissari al punto che si rende necessario l'intervento della forza pubblica negli uffici del Comune per evitare il peggio (3 uno degli articoli in proposito), con inevitabile identificazione di quelle … teste calde dei tre commissari (in verità non sappiamo per certo, e quindi possiamo solo presumere, chi fosse il colpevole o il più colpevole di tutti) tra i quali, a Caivano come a Vittoria, Dispenza si fregia di essere il capo: non perché vi sia una norma o una 'regola d'ingaggio' che lo stabilisca e conferisca appositi poteri tant'è che la triade viene di norma elencata in ordine alfabetico, ma solo perché dei tre egli è quello che esibisce, come ben sappiamo, il titolo di prefetto.
A Vittoria, a Dispenza è andata molto meglio in quanto il dissenso di uno dei membri della commissione insediatasi ad agosto 2018, Giancarlo Dionisi, sfocia dopo nove mesi nelle dimissioni di questi. L'allora vice prefetto – oggi prefetto di Livorno, già al secondo incarico dopo Nuoro, quindi 'prefetto sul serio' – da tutti riconosciuto come funzionario di alta competenza e professionalità, di specchiata onestà e di rigoroso rispetto delle norme di legge, si oppone agli atti illegittimi imposti da Dispenza ed è costretto ad abbandonare: con Dionisi, gentleman e civil servant, non c'è alcuna rissa e perfino le dichiarazioni pubbliche rilasciate all'atto della rottura rivelano nell'allora vice prefetto la limpida coscienza del superiore interesse della pubblica funzione su ogni sia pur sacrosanto rammarico personale per vedersi costretto, poiché ligio alle norme e alla correttezza degli atti, a lasciare il campo all'esuberante ex poliziotto che lettrici e lettori di In Sicilia Report conoscono come uno sceriffo sempre svelto a premere il 'grilletto' dell'arma che tiene, o almeno a Vittoria, teneva sempre carica – di querele – e col colpo in canna.
C'è chi racconta che a mettere fretta al ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida tanto che questi imponga (4, 5, 6, 7 alcuni articoli di stampa tra i tanti) una fermata a Ciampino al Frecciarossa diretto da Torino a Napoli ma in ritardo, per recuperare tempo e giungere prima alla meta, fosse proprio l'idea che ad attenderlo potesse esserci Filippo Dispenza. Quel giorno, martedì 21 novembre 2023, appena un mese dopo l'insediamento, i commissari con tanto di fascia tricolore accolgono anche Giorgia Meloni per inaugurare un parco nel luogo in cui sono state violentate le due cuginette vittime della camorra. In effetti le cronache mettono in evidenza in particolare la presenza di un altro dei commissari, Fabio Ciciliano, dirigente medico della Polizia di Stato con lauree magistrali anche in Economia e in Scienze della pubblica amministrazione e con lunga esperienza di soccorsi in emergenza. E' il suo intervento, della triade, che a Caivano si pone in primo piano: solo tre settimane dopo fra i tre commissari scoppierà la rissa cui abbiamo accennato. Comunque per gli amministratori straordinari del Comune quel giorno la visita di Meloni e del ministro, insieme ad altre figure istituzionali, è priorità fondamentale nel Comune sciolto per infiltrazione delle potenti cosche nel territorio e l'occasione è sempre utile, ai commissari in misura diversa a seconda del temperamento personale di ciascuno, per una foto opportunity, con Giorgia Meloni e con il celebre Lollo, allora potente ministro-cognato, noto baluardo contro la criminalità e testa … d'ariete nella lotta alla camorra. Per onestà va detto che non siamo del tutto certi che il merito – sia della parata organizzata che della fretta fatta al ministro tanto da renderlo capace di uno slancio geniale e vincente per limitare l'attesa – sia di Dispenza e non vorremmo che altri debbano dolersene: perciò lasciamo a chi legge tutti i dubbi del caso.
Un altro fatto che assurge agli onori della cronaca è quello dei rimborsi richiesti e ottenuti da Dispenza a titolo di spese sostenute per viaggio, vitto e alloggio nell'esercizio dell'incarico a Caivano: tema da taluni già sollevato sei anni fa anche a Vittoria per un possibile eccesso dei costi a carico del Comune ma qui un muro di gomma – ed una cappa di piombo, per usare un termine contro cui Dispenza ha sparato uno dei suoi 'colpi', con tanto di processo in corso, che mi vede imputato – impedirono, ed ancora oggi, incredibilmente, impediscono ogni notizia.
Già a dicembre 2023, neanche due mesi dopo l'insediamento, un gruppo di deputati alla Camera – Carmela Auriemma, Alfonso Colucci, Dario Carotenuto, Pasquale Penza, Riccardo Ricciardi, del M5S (8 in proposito un articolo contenente il testo integrale del documento parlamentare), presenta un'interrogazione al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per chiedere se sia a conoscenza – alla luce dei fatti segnalati – <<dell'incapacità amministrativa dei tre commissari prefettizi che ad oggi hanno fatto registrare ritardi oggettivi nella riparazione dei sottoservizi, ritardi nell'accensione dei riscaldamenti nelle strutture scolastiche, modifiche allo Statuto comunale in termini di regolamenti che mirano all'abolizione della partecipazione dei cittadini e incompatibilità caratteriali e assenza di lavoro di squadra tra i tre amministratori…>>. L'interrogazione lancia, a tutela della democrazia e dei cittadini di Caivano, una forte iniziativa politica con il pieno sostegno dell'ex presidente della Camera Roberto Fico e pone anche il problema delle somme eccessive stanziate dal Comune per i tre commissari: già il 15 novembre 2023 un solerte dirigente comunale impegna 21 mila euro per i tre commissari, liquidadone subito quasi 4 mila, ed altri 7 mila il 12 dicembre successivo, meno di due mesi dopo l'assunzione dell'incarico da parte dei destinatari. E di tali somme il maggior beneficiario è di gran lunga Dispenza, non sappiamo se e in quale misura anche per il fatto che risieda a Torino o semplicemente per le proprie scelte di 'consumatore' e i propri target di comfort.
Sul totale black out d'informazione nel Comune di Vittoria in merito a questi dati, che dovrebbero essere pubblici nel rispetto degli obblighi di trasparenza invece totalmente disattesi, torneremo più avanti perchè essi hanno a che fare con le manovre oscure per la presa delle poltrone dirigenziali e gli affari che vi stanno dietro, non solo ad ogni avvicendamento d'amministrazione con tanto di spoils system ('sistema del bottino') ma anche dentro una stessa fase per via di patteggiamenti, scambi, trattative, nuovi vincoli di fedeltà e compromissioni di ogni natura.
Nel curriculum aggiornato di Dispenza la sua esperienza a Vittoria: un successo su tutti i fronti "nonostante minacce, diffamazioni, calunnie e vilipendi" (sic!). Da parte di chi? Della solita banda colpevole del delitto di 'critica' perseguito dalla Procura di Ragusa al tempo di D'Anna oggi procuratore generale a Caltanissetta dove incombono l'affaire-Montante e la sua via lenta verso il carcere
Lasciamo dunque Caivano perchè le notizie di stretta attualità ci impongono un ritorno a Vittoria e a quella esperienza drammatica e straordinnaria vissuta dalla città per 39 mesi.
Con orgoglio, nel proprio curriculum, Dispenza la descrive così: << …peraltro, tutti i più importanti obbiettivi indicati nella Relazione della Commissione d'indagine e causa dell'intervento dello Stato (Bando di tutti i 74 Box del mercato ortofrutticolo con protocollo di Vigilanza collaborativa con il Presidente di ANAC Raffaele Cantone, per espellere la criminalità organizzata e per neutralizzare anche il condizionamento ambientale mafioso, il Bando per la Riscossione Tributi, sempre in collaborazione con ANAC, dato che in pochissimi cittadini contribuivano alla vita del comune di Vittoria, il Bando Aro 7 anni per la gestione rifiuti, sempre con protocollo di Vigilanza collaborativa con ANAC, dato che la ditta che se ne occupava era stata raggiunta da interdittiva antimafia, ecc. ecc.) per poter risanare l'amministrazione comunale sono stati raggiunti, nonostante ostacoli di ogni genere (minacce, calunnie, vilipendi, diffamazioni ecc.) venissero continuamente posti in essere da personaggi legati al malaffare, tutti naturalmente denunciati e rinviati a giudizio!…>>.
Il brano che precede è tratto testualmente, anche per grammatica, sintassi, uso delle lettere maiuscole e delle doppie consonanti, dal curriculum di Dispenza. Poiché la sua esperienza a Vittoria si è chiusa tre anni e mezzo fa, c'è da ritenere che in relazione ad essa non vi siano fatti nuovi rispetto a quelli che egli ha potuto esporre, per esempio il 21 marzo 2022, deponendo come teste dinanzi al Tribunale di Ragusa e rispondendo alle domande che gli poneva l'allora procuratore di Ragusa Fabio D'Anna, zelante e svelto convertitore delle sue querele in processi per diffamazione, nonostante all'evidenza i bersagli del poliziotto non fossero reati ma normale esercizio civico o giornalistico dei diritti di critica e di cronaca. Lettori e lettrici di In Sicilia Report ricorderanno (9 e 10 articoli in proposito) come D'Anna per l'occasione sia stato il pubblico ministero in udienza (parliamo di un processo per diffamazione che difficilmente s'addice al capo di una Procura) il quale 'esaminava' Dispenza dopo essersi accompagnato a lui, dal proprio ufficio di procuratore nel quale lo accoglieva con deferente cordialità, fin nelle aule in cui proprio lo stesso giorno c'erano altri processi sempre frutto della querelite compulsiva dell'ex poliziotto e della simultanea acquiescenza della Procura, lestissima nelle citazioni dirette a giudizio care a Dispenza e lentissima, o inadempiente e omissiva, in direzione contraria, anche quando, ad ogni evidenza documentale, denunce e querele contro di lui rivelassero – o dichiarazioni di Dispenza all'autorità giudiziaria implicassero esse stesse – atti di possibile calunnia da parte sua, reato, ben più grave della diffamazione, che ha per vittima la giustizia.
Per la cronaca D'Anna da agosto 2023 non è più a Ragusa, promosso a procuratore generale presso la Corte d'Appello di Caltanissetta dove – casualità del calendario – potrebbe toccargli di intervenire nella rideterminazione della pena sulla base della condanna definitiva inflitta il 30 ottobre scorso dalla Corte di Cassazione ad Antonio Calogero Montante, di cui Dispenza è, o certamente è stato, amico e cliente ai tempi d'oro del potente impostore spacciatosi per icona antimafia ed oggi pregiudicato.
In effetti sul dispositivo della Corte di Cassazione è aperta una querelle in quanto, caduta la condanna per il reato associativo, le pene passate in giudicato sono complessivamente di 9 anni e quattro mesi, pari per la scelta del rito a 6 anni 2 mesi e 20 giorni, suscettibili solo di aumento in sede di ricalcolo, sicchè – è la tesi di uno dei difensori di parte civile (11 un articolo in proposito) rimanendo ancora un'espiazione di almeno 1 anno, 8 mesi e 27 giorni, Montante già il 30 ottobbre 2024 doveva tornare in carcere, come l'anno prima era toccato a Silvana Saguto in condizioni analoghe, ma in questo caso le cose stanno andando in modo diverso. Tutt'altra cosa è il processo-bis a Montante e al suo 'sistema', riguardante per lo più il saccheggio corruttivo di risorse pubbliche attraverso il governo-Crocetta di cui disponeva a piene mani, unificato con il primo per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario. In proposito il dibattimento è ancora agli inizi e qui tutte le imputazioni sono destinate alla prescrizione che già per alcuni è sopraggiunta, come per Renato Schifani, presidente della Regione in carica, il quale se ne è avvalso senza fiatare e senza avvertire il bisogno o l'opportunitù di essere giudicato con una sentenza di assoluzione o di condanna.
Per tornare ai successi rivendicati da Dispenza nel proprio curriculum ritengo doveroso avvertire lettrici e lettori, cui pure sappiamo non fare difetto l'attenzione, di tenere nel giusto conto, e quindi ampliare in misura corrispondente, la grandezza dei meriti di Dispenza nell'avere raggiunto così brillanti risultati <<nonostante ostacoli di ogni genere (minacce, calunnie, vilipendi, diffamazioni, ecc…) venissero continuamente posti in essere da personaggi legati al malaffare, tutti naturalmente denunciati e rinviati a giudizio!…>>.
Dicevamo che oggi, tre anni e mezzo dopo la conclusione del mandato a Vittoria, i fatti rievocati con ogni probabilità sono gli stessi già esposti da Dispenza un anno e mezzo dopo ovvero tre anni fa, a marzo '22, al Tribunale di Ragusa. Sicchè <<i personaggi legati al malaffare, tutti naturalmente denunciati e rinviati a giudizio (ovvero denunciati da lui e citati a giudizio da D'Anna o dalla Procura cui era a capo, n.d.r.)>> sono quelli già noti: un sindaco, Francesco Aiello, un assessore, Cesare Campailla, un dirigente pubblico, Fabio Ferreri, un avvocato, Salvatore Messina, e un giornalista, io, tutti 'colpevoli' come ben sappiamo del reato di 'critica' che egli, calunniosamente, segnala – addirittura alla Procura distrettuale di Catania – come reati di una sorta di associazione criminale e che un pubblico ministero, nonostante l'evidenza della natura d'informazione o di critica dei 'delitti' denunciati, classifica come tali, determinando direttamente i giudizi cui Dispenza afferma siano stati rinviati questi malavitosi, io innanzitutto, dediti al malaffare.
Da rilevare che Dispenza si definisce vittima di calunnie, diffamazioni, minacce e vilipendi. Quelle che lui chiama calunnie e diffamazioni sono gli elementari e naturali comuni atti del costituzionale esercizio del diritto di cittadinanza; le minacce anche, tranne che non si riferisca ad altre vicende e ad altre persone (ma al Tribunale quel giorno elencò solo i nomi sopra ricordati), mentre sui vilipendi una notazione s'impone. Chiunque sia stato a commettere questo efferato delitto, il vilipendio appunto, com'è possibile che Dispenza ne sia vittima? Per poterlo essere – la legge non ammette estensioni – egli dovrebbe avere una di queste identità: essere la Costituzione, o il presidente della Repubblica, o un'istituzione costituzionale, o la bandiera italiana, la bandiera o l'emblema di uno Stato estero, o le forze armate, o una religione, o una tomba o un cadavere. Non sappiamo quale cosa, tra quelle elencate, egli ritenga di essere ma è certo che in almeno qualcuna si rionosca incarnato, altrimenti non avrebbe usato, con linguaggio giuridico e dinanzi all'autorità giudiziaria, l'espressione così accuratamente prescelta e ribadita più volte: Dispenza deve conoscerla bene, anche per avere presumibilmente nella sua lunga e brillante carriera di poliziotto chissà quante volte arrestato o denunciato o perseguito autori di vilipendio, un reato alla cui citazione egli non sa resistere.
Ma lasciamo al suo legittimo titolare i 'meriti' di Dispenza e affrontiamo il fatto di più stretta attualità: il danno erariale provocato al Comune di Vittoria e ai cittadini vittoriesi dai provvedimenti illegittimi assunti da lui e dagli altri due commissari, Gaetano D'Erba, al suo fianco fin dall'insediamento, e Giovanna Termini, in carica dal 22 maggio 2019, in sostituzione di Giancarlo Dionisi dimessosi sette giorni prima, il 15 maggio. Atti che ovviamente Dionisi non era disposto a firmare e sui quali Dispenza ottiene facilmente l'adesione di Termini e D'Erba, come su ogni provvedimento varato fino all'ultimo giorno di mandato.
La citazione della Corte dei conti contro la commissione (Dispenza ha già 'patteggiato'), contro i revisori e, soprattutto, contro il dirigente Alessandro Basile, responsabili di violazioni e illeciti che il segretario generale Fortuna aveva segnalato: perciò licenziato. Tre settimane fa a Comiso il commosso addio all'integerrimo burocrate morto prematuramente in ufficio in Veneto
Ai tre componenti la commissione straordinaria, oltre che ad un dirigente e al collegio dei revisori, la Corte dei Conti contesta un danno erariale, frutto di colpa grave, di oltre un milione di euro: per l'esattezza € 1.017.612,01.
Come accennato, il dirigente citato in giudizio è Alessandro Basile, come vedremo figura centrale del sistema-Dispenza, mentre i tre revisori dei conti sono Ignazio Napoli, Francesco Lentini e Francesco Basile.
Il dirigente Basile, attualmente in servizio nel Comune di Ragusa a capo del settore Pianificazione e risorse finanziarie, è ritenuto responsabile per le determinazioni adottate in data 1 giugno 2018 (quando è ancora in carica l'amministrazione Moscato, ma, si sa, da trent'anni ormai negli atti di competenza vige un ampio autonomo potere dirigenziale) e il 26 ottobre 2018, quando da tre mesi è in carica l'amministrazione straordinaria. Questa invece risponde direttamente per la delibera adottata con i poteri del consiglio comunale il 26 settembre 2019, quattro mesi dopo le dimissioni di Dionisi, così come ne rispondono altresì lo stesso dirigente Basile che l'ha proposta esprimendovi parere favorevole e attestandone la regolarità, nonché i tre revisori che l'hanno avallata. Ai sette il magistrato contabile chiede di rifondere l'erario nella misura equivalente di un settimo ciascuno della cifra di € 682.545,00, ovvero € 97.506,42, mentre, come abbiamo visto, la parte restante di € 335.067,01 è imputata esclusivamente a Basile colpevole di continuare ad eseguire pagamenti anche oltre la misura stabilita, comunque in modo indebito e illegittimo, nella delibera dei commissari.
Ma chi è il beneficiario di tali pagamenti illeciti che Dispenza e i suoi due fidi scudieri eseguono in palese contrasto con le norme e nonostante, se mai non fossero in grado di capirlo da soli, l'allora segretario generale del Comune Antonino Maria Fortuna li abbia più volte preventivamente avvertiti, spiegando loro fin nei minimi dettagli le violazioni di legge che si stavano accingendo a compiere e la responsabilità che stavano assumendo? E' l'Amfm, Azienda municipalizzata fiere e mercati, in liquidazione già dal 19 settembre 2017 e comunque in perdita dal 2012. Né ai loro creditori come fa Alessandro Basile con i due provvedimenti del 2018, né all'azienda stessa come fa la commissione-Dispenza il Comune avrebbe potuto erogare un euro.
Ma la volontà pervicace dell'ex poliziotto è più forte di ogni cosa e così quei soldi escono dalle casse del Comune di Vittoria, illegalmente sottratti ai cittadini depredati di risorse fondamentali di loro pertinenza, per mano di commissari incapaci di rispettare norme elementari di legge o, comunque, capaci di violarle consapevolmente, considerata la reiterata avvertenza che rivolge loro il segretario generale. Il suo appello accorato, lanciato in ultimo il 12 e 18 dicembre 2018, cade nel vuoto ma non è privo di conseguenze. Il 20 gennaio 2019 Fortuna, dopo vari periodi di servizio a palazzo Iacono, viene messo alla porta. Il suo rispetto delle norme di legge, la sua correttezza, il suo rigore morale non piacciono a Dispenza che vuole mani libere per fare ciò che vuole e per farlo contro la legge: non contro la legge che non conosca ma, avvertito e informato, contro la legge che con piena consapevolezza, quindi con calcolo e dolo, decide di violare.
Ad Antonello Fortuna (così era noto ad amici e conoscenti) la sua città, Comiso, ha dovuto dare l'ultimo saluto sabato 22 febbraio scorso. E' morto infatti, ad appena 63 anni, la notte tra il 16 e il 17 febbraio 2025, nell'ospedale di Adria, in provincia di Rovigo, dove da un mese era in terapia intensiva per un malore che il 21 gennaio, appena rientrato da qualche giorno di ferie in terra iblea, lo ha colto sul posto di lavoro, nel municipio dov'era segretario comunale. Sia in Veneto che in Sicilia ci sono state sincere e commosse manifestazioni d'affetto per un funzionario di alta competenza e di inflessibile onestà.
Laureato in Giurisprudenza ed in Economia e commercio, abilitato alle professioni di avvocato e di notaio, idoneo alla carica di direttore generale delle aziende sanitarie, dirigente generale del Consiglio di Stato, segretario generale dei Tar, Tribunale amministrativo regionale, del Friulli Venezia Giulia e della Sicilia, medaglia d'oro del Presidente della Repubblica quale primo classificato nella graduatoria di specializzazione dei Comuni, innumerevoli masters e corsi di perfezionamento e alta qualificazione, aveva scelto il servizio alle Autonomie locali vicine ai cittadini: segretario generale del Comune di Comiso da maggio 2002 a luglio 2005; del Comune di Vittoria da agosto 2005 a gennaio 2006 e poi ancora da agosto 2008 a marzo 2010; segretario generale della Provincia Regionale di Siracusa da marzo 2010 a settembre 2017; di nuovo a Comiso nel 2015 e a Rosolini dal 2015 al 2016; ancora a Vittoria da settembre 2017 a gennaio 2019 quando viene cacciato da Dispenza per i motivi che abbiamo visto. Cinque mesi dopo, a giugno 2019, è segretario generale nel Comune di Crotone; quindi in Toscana nel comune di Lastra a Signa e, da giugno 2021, ancora in Friuli, a Grado in provincia di Gorizia; da settembre '23 in Veneto, nei Comuni di Adria e Rosolina – 25 mila abitanti in tutto nel Rodigino – fino alla morte, in servizio.
Sullo scontro tra Dispenza da una parte e chi dentro il Comune di Vittoria presidia la legalità (Fortuna, Dionisi e altri dirigenti) torneremo più avanti. Intanto spulciamo il dossier relativo al danno erariale arrecato alla città dalla commissione straordinaria nella nuova composizione ottenuta da Dispenza (con Termini al posto di Dionisi, e D'Erba sempre al suo fianco), così come accertato e sanzionato dalla Corte dei Conti su segnalazione proprio di Fortuna il quale, correttamente, si vede costretto ad informare la magistratura contabile di quanto inutilmente rappresentato proprio all'ex poliziotto che vanta il titolo di prefetto.
La delibera che inchioda i tre commissari alle loro responsabilità è quella che, il 26 settembre 2019, riconosce, illegittimamente, un debito fuori bilancio di € 682.545,00, nei confronti dell'Amfm in liquidazione <<per la copertura di perdite gestionali ante liquidazione>>. Un atto arbitrario, illegittimo, commesso con dolo o, nella migliore delle ipotesi – ipotesi astratta, esclusa in concreto dai fatti documentati – con colpa gravissima e inescusabile dovuta ad un incredibile livello di ignoranza e di inidoneità all'esercizio elementare delle funzioni da parte di Dispenza, da parte dei fidi esecutori delle sue volontà illecite nella triade commissariale, da parte del dirigente Basile tanto caro a Dispenza, da parte dei tre revisori dei conti: tutti avvertiti dal segretario generale e però tutti decisi a seguire la via indicata, in dispregio degli obblighi e dei vincoli di legge, dall'ex poliziotto sedicente servitore dello Stato.
Nelle pieghe della delibera, appare un capolavoro, eccepito dalla Corte dei Conti, il riferimento del Comune, per giustificare quel pagamento illecito, ad un'imprecisata attestazione dei revisori dell'Amfm. Premesso che qualunque attestazione del 'compare-creditore', un'azienda fallita e in liquidazione, vale zero rispetto all'ente pubblico che, in violazione di tutte le norme di correttezza contabile, decide scelleratamente di riconoscere un debito fuori bilancio che non avrebbe potuto facendosi così 'compare-debitore', il rilievo del magistrato contabile è importante perché vedremo tra poco quale verminaio di interessi oscuri e di intrecci ombrosi si lega agli affari portati avanti in quel periodo dall'Amfm e dalla Vittoria mercati srl che di fatto, da un certo momento in poi, ne prende il posto.
J'accuse della magistratura alla triade prefettizia: norme violate ripetutamente e consapevolmente, tentativo vano e maldestro di dare parvenza di legalità ad atti illeciti, artificio e fictio iuris, incomprensibile pervicacia, atteggiamento sprezzante nei confronti della legge, estrema superficialità e scriteriata trascuratezza. Basile dimentica a conteggiare e paga altri 335 mila euro
Dando uno sguardo veloce alle quaranta pagine dell'atto di citazione troviamo che la Corte dei conti rileva la <<palese evidenza del riconoscimento del debito fuori bilancio in totale assenza dei presupposti>> perché le ipotesi lecite sono tassativamente indicate in numero di cinque e l'unico che potrebbe applicarsi al caso concreto rivela l'assenza di tutti e tre i presupposti fissati per esso dalla legge, sicché – scrive il magistrato ai sette citati in giudizio – <<il Comune ha ignorato totalmente tali limiti e condizioni come confermato dal segretario generale>> in quanto <<mancano tre presupposti su tre>> e in ogni caso, qualora vi fossero stati, ciò non sarebbe bastato in difetto dell'elemento della salvaguardia della continuità aziendale, trattandosi di azienda in liquidazione da due anni. La Corte dei conti bolla quello di Dispenza e degli altri convenuti come il <<tentativo vano e maldestro di dare una parvenza di legalità all'accollo dei debiti dell'azienda eludendo il divieto di soccorso finanziario>>, un principio ben noto ai sette e, soprattutto, a Dispenza, Termini e D'Erba i quali, come giustamente osserva il magistrato contabile, il 22 maggio 2019, subito dopo le dimissioni di Dionisi, approvano una delibera che interviene sulla Vittoria mercati e che dovremo esaminare di seguito per l'importanza cruciale del suo contenuto e per la rivelazione degli interessi in campo, in piena continuità tra l'amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose e quella, appunto straordinaria, nominata invece per rimuoverle e cancellarle.
Non solo. Riprendendo la lettura dell'atto di citazione, il magistrato rileva che quel tentativo <<vano e maldestro di dare una parvenza di legalità>> a ciò che è, e rimane, palesemente illegale serve a Dispenza e alla sua commissione a <<porre le basi per il successivo artificio ideato dal Comune per porre in essere>> quelle che, fuori dalla lettera testuale dell'atto di citazione che dimostra ineccepibilmente il danno erariale, sono nuove plurime violazioni.
Dopo avere ribadito che il ripiano non avrebbe potuto essere operato non solo dal 2017 per lo stato di liquidazione ma fin dal 2012 per le ingenti perdite di bilancio, la Corte dei conti ravvisa <<colpa grave nei comportamenti della commissione e del dirigente Basile già allertati dal segretario generale sull'illiceità degli atti e sul danno erariale conseguente>>. Ciononostante – tira le orecchie il magistrato a Dispenza e agli altri due commissari – <<con incomprensibile pervicacia>> la commissione illegalmente va in soccorso finanziario dell'azienda fallita <<basandosi sulla relazione inattendibile e irrazionale>> di Basile il quale paradossalmente nelle sue scombicchierate argomentazioni ricorre alla stessa giurisprudenza richiamata dal segretario generale Fortuna a supporto dei giusti rilievi addotti. Insomma – traduco liberamente – la Corte dei conti definisce 'supercazzole' quelle in cui si produce Basile nel tentativo, goffo e puerile, di giustificare un atto fuorilegge così caro a Dispenza. La Corte dei conti definisce poi fictio iuris il riconoscimento di debiti fuori bilancio nei confronti di un'azienda in liquidazione tramutati, con evidente falsità, in 'disavanzi di un'azienda operativa'. Più volte il magistrato contesta un'evidente illegalità alla delibera voluta da Dispenza cui riconosce, al pari ovviamente degli altri responsabili, un <<atteggiamento sprezzante nei confronti della legge ed estremamente incurante della sana gestione delle risorse finanziarie del Comune>>.
Il dirigente Basile poi è pluri-responsabile, prima per il pagamento illegittimo ai creditori dell'Amfm, poi per avere proposto la delibera commissariale attestandone, falsamente, la regolarità; quindi anche per una propria personale prosecuzione ed estremizzazione dell'atto illegittimo. Infatti procede nei pagamenti, anche oltre i limiti fissati, aggiungendo così un danno di € 335.067,01 ai 682.545 precedenti: sono ben sedici tali pagamenti in sequenza, di cui sette sotto l'amministrazione straordinaria e nove durante quella ordinaria, attualmente in carica, che le subentra.
Basile, Dispenza e gli altri cercano di giustificare gli atti di danno erariale ma lo fanno con <<deduzioni contradditorie, strumentali, suggestivamente prospettate>>. Inoltre illogiche e dissonanti come quando, a propria discolpa, la commissione rivendica un'ipotetica contrazione della spesa pubblica ma non sa spiegare perché, allora, violando consapevolmente i divieti di legge, sperpera un milione di euro regalandolo ai signori (vedremo chi sono e come agiscono) della Vittoria mercati. La commissione inoltre ammette la mala gestio dell'Amfm ma – incredibilmente: è un'aggravante – va in soccorso finanziario nonostante l'alt intimato da quel vero servitore dello Stato ch'era il segretario generale, perciò da Dispenza silurato.
In conclusione il magistrato stigmatizza <<l'estrema superficialità e la scriteriata trascuratezza con la quale la commissione ignora completamente il quadro normativo e giurisprudenziale>>.
Dispenza accetta una condanna irrevocabile e se la cava pagando il 30% del dovuto. Rimangono € 920.105,59 di cui € 432.573,43 a carico di Alessandro Basile, ed € 487.532,16 degli altri cinque: i due commissari Giovanna Termini e Gaetano D'Erba e i tre revisori. Gli argomenti risibili che adducono a propria discolpa
Nel tentativo di arrampicarsi sugli specchi la commissione richiama la finanza allargata, principio qui totalmente inconferente, e osserva che le somme erano destinate al pagamento di imposte dell'azienda in liquidazione. Al che la Corte dei conti replica che l'atto ha la stessa legittimità di un pagamento con il quale il Comune pretenda di accollarsi i debiti di ciascun cittadino nei confronti dell'erario statale! Posta la totale illegittimità del provvedimento perché in contrasto con precisi divieti di legge, perché consentire – obietta la Corte – all'azienda fallita Amfm di pagare alcuni suoi debiti con il fisco e non fare la stessa cosa rispetto a tutti i cittadini di Vittoria in situazione analoga?
La citazione della Procura della Corte dei Conti di cui abbiamo riportato qualche brano, depositata il 28 dicembre 2023, risulta notificata ai sette convenuti e alle parti interessate il 4 gennaio 2024, con fissazione dell'udienza l'11 settembre successivo. All'esito dell'udienza il giudizio è in corso, con rito ordinario, solo per sei dei sette incolpati. Dispenza, la figura più nota e più importante nel quadro di responsabilità di danno erariale prodotto dai provvedimenti in oggetto, è già uscito dal processo contabile: ha chiesto il rito abbreviato ed ha ottenuto l'estinzione del giudizio attraverso il pagamento del 30% della somma dovuta, grazie a quell'istituto che potremmo definire 'patteggiamento contabile' previsto dal Codice di giustizia contabile, in tutto simile a quello dell'applicazione concordata della pena nel processo penale.
Insomma Dispenza è reo confesso (questa è la sua scelta processuale, checchè possa dirne) del danno erariale inferto ai cittadini di Vittoria con le sue condotte illegittime, che egli ha voluto portare a compimento nonostante la preventiva, precisa e tempestiva avvertenza del segretario generale, cacciato per questo dal Comune, e nonostante il dissenso dell'allora vice prefetto Dionisi, infatti costretto alle dimissioni.
La sentenza con cui la Corte dei conti condanna Dispenza, il quale – va detto per dovere di cronaca – nel chiedere il rito abbreviato e offrendo di pagare il 30% tenta comunque di sostenere la sua non colpevolezza, è chiara nel precisare che <<il rito abbreviato conduce ad una definizione alternativa del giudizio in cui risultano accertati tutti gli elementi costitutivi della responsabilità amministrativa (rapporto di servizio, condotta antigiuridica, elemento psicologico, nesso di causalità e danno erariale) mentre l'istanza di rito abbreviato è circoscritta solo al pagamento di una "quota parte" dell'iniziale pretesa attorea, come rideterminata dal Collegio con giudizio di congruità sulla proposta fatta dal convenuto a seguito di parere del Pm. Alla luce di tali considerazioni non vi sono i presupposti per la compensazione delle spese ex art. 31, co. 3 del Codice di giustizia contabile in quanto il provvedimento che definisce il presente giudizio implica un'affermazione di soccombenza>>.
Vedremo quale sarà l'esito del giudizio nei confronti degli altri sei convenuti per la parte restante di € 920.105,59 di cui € 432.573,43 a carico di Alessandro Basile, ed € 487.532,16 gravante nella misura equivalente di un quinto sui commissari Giovanna Termini e Gaetano D'Erba, nonché, sui tre revisori dei conti Ignazio Napoli, Alessandro Lentini e Francesco Basile.
Quanto a Dispenza, non sappiamo se egli in questo giudizio si sia avvalso di protezione assicurativa: non si può escludere e la cosa appare possibile. Ciò che conta però sono l'enormità, assurda e sconvolgente, degli illeciti da lui – sedicente servitore dello Stato – commessi e la gravità del danno arrecato alla città.
Per cogliere l'una e l'altra nella loro effettiva dimensione bisogna collocare la vicenda ricostruita dalla magistratura contabile nel contesto complessivo e nella sequenza degli atti emanati e delle azioni compiute dalla commissione straordinaria fin dall'insediamento.
Dispenza, la sua 'bibbia', le falsità dette a Rai 1 in studio con Paolo Borrometi, i suoi atti illegittimi sulla Vittoria mercati e la sua 'giustificazione': "Io, solo io, la volevo chiudere". E perchè allora non l'ha chiusa, così come gli aveva chiesto di fare, per obbligo di legge, il segretario generale Fortuna che per tutta risposta cacciò dal Comune? Da quali interessi è stato … infiltrato, o permeato?
Dispenza ha dichiarato più volte di ispirarsi alla relazione prefettizia produttiva dello scioglimento come alla 'bibbia'. Sorvoliamo qui sulle falsità contenute in tale relazione e che lui ha continuato a propalare anche dopo avere dovuto prendere atto che, appunto, erano falsità: la menzogna gli era utile per soddisfare una delle sue pulsioni più potenti, ovvero quel narcisismo megalomane, ciarliero e incontinente con cui condire e servire la falsa narrazione che prima di lui a Vittoria ci fosse stata solo mafia e che il Comune mai avesse esperito procedure di evidenza pubblica per l'assegnazione dei box nel mercato di Vittoria.
Se leggiamo quella relazione – la 'bibbia' di Dispenza (a qualunque onesto cittadino serve, e basta, la Costituzione) – nella parte priva di errori o attestazioni non vere come quella tanto cara all'ex poliziotto, troviamo che il primo e più grave motivo di scioglimento degli organi comunali è proprio il mercato di Vittoria e la sua struttura di gestione, ovvero la Vittoria mercati srl costituita il 30 ottobre 2009, dopo tre anni di amministrazione-Nicosia, e subentrata all'Amfm, la vecchia 'Azienda muncipalizzata Fiera e mercati' Emaia, nata il 25 agosto 1995, nella primissima fase della sindacatura Aiello.
Dunque è sulla Vittoria mercati che Dispenza dovrebbe rivolgere tutte le sue armi atte a scardinare i grumi d'interessi che l'hanno fatta divenire pascolo d'affari illeciti e struttura colabrodo per possibili infiltrazioni della criminalità, così da marcare una netta, chiara, tranciante discontinuità. Invece Dispenza fa esattamente il contrario: si muove in totale continuità ed anzi ripropone in fotocopia gli atti precedenti.
E anche in questo caso non si può dire che egli non abbia capito perché anche in questo caso, quell'autentico presidio di legalità ch'era il segretario generale Fortuna, lo scrive nero su bianco, lo informa, lo avvisa, lo mette in guardia. La partecipazione del Comune nella Vittoria mercati srl è illegittima e va subito dismessa. Lo scrive il Ministero dell'economia al sindaco Giovanni Moscato l'8 marzo e il 29 maggio 2018 (quando è imminente la fine traumatica di quell'amministrazione, ma nessuno può saperlo e in pochissimi prevederlo), sicché tocca alla commissione straordinaria che ben presto le succede gestire quel rilievo e muoversi di conseguenza.
Se la nota del Mef non fosse chiara, provvede Fortuna a spiegarlo a Dispenza e agli altri due commissari, ovvero il fido D'Erba e il vice prefetto Dionisi il quale anziché essere fedele e subalterno a Dispenza ha il torto di esserlo alle leggi, alla correttezza degli atti, alla regolarità contabile, alla trasparenza e per questo motivo, come sappiamo, al fianco del prefetto-poliziotto dura poco.
Inequivocabili le parole di Fortuna che Dispenza ignora, decidendo prima, ancora una volta, di violare la legge e poi di risolvere il problema della distonia tra la voce del diritto, marcata con fermezza dal segretario generale, e il rovescio degli atti che Dispenza vuole compiere comunque, nel modo più sbrigativo: via la legge, quindi via chi la difende. E così il segretario, il 20 gennaio 2019, dopo appena cinque mesi di amministrazione-straordinaria, viene messo alla porta.
Con l'evidenza di tali atti stride il brusco contrasto di parole che il chiacchierone Dispenza offre ai giornalisti amici, protetto dal loro deferente silenzio.
Per inquadrare la sequenza temporale dei fatti, premetto che La Prima Tv, da me diretta, intervista Dispenza l'ultima volta il 15 febbraio 2019. Poi, dopo che la testata deve, per onestà, rilevare certe falsità da lui dette il 7 marzo successivo su Rai 1, l'ex polizotto decide che con La Prima Tv, 'colpevole' di informazione, non parlerà più. Per completezza di cronaca, Dispenza fa quelle affermazioni su Rai 1, ospite di Unomattina al fianco di Paolo Borrometi, il giornalista dell'Agi, l'agenzia di stampa di proprietà dell'Eni, noto per la campagna condotta nel 2014 e 2015 al fianco dell'allora senatore Beppe Lumia, mentore e ideologo del 'sistema-Montante', a sostegno dello scioglimento del Comune di Scicli falsamente accusato di infiltrazioni mafiose ma, al contrario, 'colpevole' di opporsi alle infiltrazioni criminali dei signori delle discariche e dei loschi affari di un certo sottobosco Eni così come emerso dai traffici di Piero Amara e Giuseppe Calafiore nella corruzione giudiziaria del 'sistema-Siracusa'. Un sistema avente nel giudice amministrativo Giuseppe Mineo, peraltro coniuge della dirigente comunale Maria Sgarlata allora a capo della polizia locale, non solo una figura centrale grazie alle sue sentenze in vendita, ma anche il lobbista attivo dentro il Comune di Scicli a sostegno degli interessi dei signori delle discariche avversati dal consiglio comunale e dall'amministrazione democraticamente eletti. Pertanto il sindaco, la giunta ed il consiglio comunale, pericolosi per tali loschi affari, erano da fermare, con i mezzi del sistema Lumia-Montante.
E così Dispenza, al riparo da telecamere e microfoni de La Prima Tv tenuti a distanza, il 24 giugno 2019, in un'intervista ad altre testate, senza domande che non siano riverenti inviti a dire ciò che voglia, può affermare: <<Io, solo io, volevo chiudere la Vittoria mercati. E se qualcuno sostiene il contrario, sono pronto a querelarlo!>>. In effetti per 'sostenere il contrario' non era necessario l'ardore temerario di qualche 'bastian' appunto contrario, che egli avrebbe certamente querelato, ovviamente come sempre a spese dei cittadini vittoriesi: bastavano, e ancora oggi sono più che sufficienti, non le sue parole degne di un inguaribile 'imbroglione', ma i suoi atti, a propria firma, di amministratore straordinario del Comune.
Infatti egli la Vittoria mercati, con gli atti e nella realtà, non la chiude affatto, tutt'altro. Però sappiamo – è la sua parola – che la voleva chiudere.
Purtroppo in quell'intervista nessuno gli chiede perché la tenga aperta se la 'voleva chiudere'. Chi lo convinse o lo costrinse, e con quali maniere e argomenti, così tanto convincenti da averlo indotto a violare la legge nonostante la precisa avvertenza del segretario generale? Su questo punto specifico, una notazione s'impone: l'istituto dello scioglimento ai sensi dell'art. 143 del Tuel provvede e interviene nei casi in cui non sia garantita l'autodeterminazione degli organi ordinari di gestione. Qui è proprio Dispenza a confessare di non essersi autodeterminato e magari di avere ceduto a chissà quali ricatti – mafiosi o meno che siano – violenze, intimidazioni, pressioni corruttive o comunque interessi illeciti o estranei a quelli propri sui quali deve essere fondata la decisione nell'interesse dell'ente e della res publica che lo plasma e lo pervade: tra tanti dubbi l'unica certezza è proprio l'illiceità della scelta per la quale egli alla fine propende.
Appena rilasciata quella dichiarazione – a giornalisti amici e senza contradditorio – Dispenza, quale … infiltrato o permeato reo confesso, dovrebbe essere 'sciolto' e rimosso all'istante proprio ai sensi – figurativamente ma logicamente – della normativa che in Italia, nell'ormai lontano 1991, ha introdotto lo scioglimento degli organi di gestione degli enti pubblici ai quali, se infiltrati dalla mafia o da interessi riconducibili alla criminalità o comunque se permeabili, faccia difetto l'audoterminazione.
Non solo il segretario generale Fortuna, anche il commissario Dionisi allora vice prefetto, attuale prefetto di Livorno ('prefetto sul serio'), difende la legge, si scontra con Dispenza ed è costretto a dimettersi. Una settimana dopo sulla Vittoria mercati srl la commissione, con la sostituta Giovanna Termini arrivata lo stesso giorno, approva la delibera dello scandalo che amplia gli affari dell'azienda
Facendo un passo indietro, il 29 maggio 2018 il Mef , Ministero economia e finanze, contesta al Comune, sindaco Giovanni Moscato, la mancata dismissione della partecipazione in Vittoria mercati srl ai sensi dell'art. 20 dello statuto delle società partecipate. L'andamento della gestione e l'esiguo fatturato risultanti dai bilanci impongono all'ente pubblico di disfarsi della partecipazione. Il Comune prova a resistere, risponde al Mef che, sì, è vero, il fatturato è stato al di sotto dei limiti di legge ma, assicura – come un bambino sorpreso a disubbidire e che prometta di non farlo più – che in futuro migliorerà, noncurante del fatto che la legge stabilisca una data precisa, il 23 settembre 2016, nella quale considerare il fatturato ai fini della conseguenza disposta. E' incredibile come dentro un Comune possano operare dirigenti – in questo caso Alessandro Basile, in quel momento a capo del settore Sviluppo economico e programmazione comunitaria – che con le leggi e il diritto abbiano un rapporto così singolare da mettere per iscritto castronerie di questa portata, tant'è che il Mef, anche con nota del Ragioniere dello Stato, risponde: 'osservazioni non pertinenti'. Peraltro su quel dossier il Comune colleziona ben diciassette diverse censure ministeriali.
In ogni caso, via l'amministrazione Moscato, subentra quella dei commissari. E il segretario Fortuna fa subito il suo dovere segnalando più volte fino all'intimazione finale il 18 dicembre 2018 quando scrive ai commissari: <<così vi porrete in contrasto con la legge>>.
Tra Dispenza e Fortuna la distanza nel modo di esercitare le rispettive pubbliche funzioni si manifesta subito, appena venti giorni dopo l'insediamento del poliziotto in pensione. Infatti il segretario generale solleva dubbi sulla linearità dell'aggiudicazione nel 2018 di un appalto da 15 milioni di euro per i servizi d'illuminazione. L'incarico all'impresa affidataria scade a fine 2020 ma la commissione straordinaria vuole provvedervi ad agosto 2018, scegliendo l'impresa individuata dall'amministrazione precedente in nome di una presunta urgenza, in effetti inesistente perché a scadere a breve non è l'incarico di servizio ma il contratto sottostante con il promotore del progetto di finanza. L'affare va in porto in pieno agosto, senza istruttoria e senza l'approfondimento richiesto da Fortuna, proprio quando il segretario generale è assente per ferie, per sei giorni, in pieno agosto, dal 23 al 28.
Poi esplode il caso della Vittoria mercati, con il Comune sorpreso a violare la legge, Fortuna a mettere in guardia Dispenza perché rientri nella legalità e questi deciso invece ad andare avanti e, per tutta risposta, a silurare prima Fortuna e poi il commissario Dionisi il quale, a differenza dell'altro commissario D'Erba, dà il giusto rilievo alle osservazioni del segretario generale.
Lo scandalo vero e proprio, palpabile in pubbico, si manifesta a giugno 2019 quando cominciano a delinearsi fatti e misfatti delle settimane e dei mesi precedenti, ruotanti intorno alle clamorose dimissioni di Dionisi il 15 maggio 2019 e alle ragioni che le determinano: lo stato di illegalità della Vittoria mercati innanzitutto, dossier scottante e scabroso del quale avrebbe dovuto occuparsi proprio Dionisi e invece Dispenza lo tiene per sé e ne perpetua tutti gli intrecci affaristici, i conflitti d'interesse, le violazioni, le palesi illegittimità che in un quadro di affari criminali già prospettato nella relazione prefettizia (la 'bibbia' di Dispenza) getta ombre inquietanti sull'azienda e sul Comune che ne è il dominus in quanto socio unico titolare dell'intera partecipazione che, come abbiamo visto, mantiene illecitamente per la pervicace volontà di Dispenza, osteggiata inutilmente da pubblici funzionari integerrimi come Fortuna e Dionisi, che, incredibilmente, Dispenza riesce ad estromettere.
In tale contesto l'attenzione va rivolta alla delibera adottata dalla commissione straordinaria il 22 maggio 2019, sette giorni dopo le dimissioni di Dionisi, lo stesso giorno in cui a Vittoria arriva la sostituta, Giovanna Termini, nata a Caltanissetta e, dal 2013, vice prefetta vicaria di Agrigento. La città dei templi ricorre spesso in queste vicende: è la città di Dispenza, è la città di Alfano, è il territorio di non poche scorribande di Montante nisseno di Serradifalco, l'uomo che tiene in pugno il ministro e che incontra 26 volte Dispenza – annotandone ogni volta luogo, orario, presenze e motivo delle adunanze – al quale concede i favori richiesti come l'assunzione del figlio nelle imprese di cui può disporre. E, come lettrici e lettori di In Sicilia Report ben sanno, nel periodo di quegli incontri la carriera del poliziotto vola.
Può darsi ovviamente che sia meramente fortuita e casuale la nomina della nissena vice prefetta di Agrigento al posto del romano Dionisi, ma è un fatto che da quel momento la commissione straordinaria può andare avanti senza più contrasti interni ed eseguire alla lettera i voleri di Dispenza, perfino nel suo ostinato patologico furore querelatorio contro cittadini 'colpevoli' solo di avere a cuore la cosa pubblica, la trasparenza della pubblica amministrazione, i valori costituzionali della democrazia.
Ma se la nomina è fortuita, essa è certo anche molto fortunata per Dispenza ed anzi i suoi risultati hanno dell'incredibile: la posizione di Giancarlo Dionisi, la stessa di Antonino Maria Fortuna, in uno Stato di diritto basato sulle leggi, avrebbe dovuto essere quella naturale, anzi obbligata, indiscutibile se vista nella sfera operativa e nella cultura giuridica di funzionari, o addirittura servitori dello Stato come pomposamente, ma incautamente e tragicomicamente stante la verità documentale dei fatti, si autodefinisce l'ex poliziotto amico e cliente dell'allora potentissimo Montante. E invece egli si ritrova al suo fianco una vice prefetta che farà sempre ciò che vuole lui, come il fido D'Erba: ecco la misura tangibile e sorprendente della fortuna di Dispenza.
I suoi voleri sulla Vittoria mercati si materializzano il 22 maggio 2019 quando la commissione, lo stesso giorno in cui arriva Giovanna Termini – già pronta a firmare – con i poteri del consiglio comunale adotta una delibera che approva il piano di liquidazione dell'Amfm ed anche il bilancio 2018 della Vittoria mercati srl della quale modifica lo statuto ampliandone l'oggetto sociale e il contratto di servizio, inserendovi – segnala in quei giorni con toni molto critici Francesco Aiello -<< tutti i mercati, fiere comunali, iniziative commerciali di ogni genere, canili comunali, ricovero animali, igiene ambientale, tutela ambientale, spiagge, servizi igienici, pulizia immobili, qualità dell'aria, strade comunali, affissioni, caditoie, cimiteri>>. Insomma la società che il Comune, in esecuzione di un mero obbligo di legge, dovrebbe chiudere diventa invece quell'entità che l'ex sindaco definisce un <<mostro leviatanico a cento facce alla cui potestà operativa dovrà soggiacere l'intera città>>.
Dispenza tira dritto, con le sue menzogne e le sue querele. Nel mirino, tra i tanti, Emilio Tringali, l'autore di Sbirromafia, colpevole in questo caso di vignetta; e il dirigente della Srr (Società regolamentazione rifiuti) Fabio Ferreri che ha il torto di dire la verità sulla discarica di contrada Pozzo Bollente: il Comune non paga l'Ato, non accantona le somme, distrae quelle in cassa, non esegue la bonifica
Insomma la Vittoria mercati dovrebbe diventare una multiutility come, a Roma, l'Acea, ma qui non è il merito della scelta che interessa. Ciò che conta è il pauroso grumo di interessi illeciti che occupa l'intero corpo dell'azienda a totale capitale comunale, tra assunzioni clientelari, procedure illegittime, disordine contabile, bilanci in perdita, incongruenza dei numeri, improduttività, rendite familistiche, circuiti corruttivi, scambio di interessi ombrosi, cointeressenze tra controllori e controllati con sfrontate estensioni parentali, nonché, last but not least, il fatto che la delibera voluta da Dispenza sembra riprodurre, in una sorta di copia e incolla, un provvedimento-fantasma di un anno e mezzo prima, quando è in carica l'amministrazione ordinaria sciolta per le supposte infiltrazioni criminali. Il tutto aggravato da una totale negazione di trasparenza perché nessuno, tranne una cricca vicina a chi tutto manovra, ha accesso agli atti, né essi vengono mostrati. Anzi la commissione, arroccata sulle proprie certezze (oggi tutti sanno quali siano) nega ogni informazione e chiude la porta a chiunque ponga domande, esponga dubbi, chieda spiegazioni per conoscere e capire. In quel periodo è l'allora ex sindaco Francesco Aiello, poi tornato in carica a fine ottobre 2021 dopo la cessazione dell'amministrazione straordinaria, a fare la voce grossa, parlando di incarichi familistici (con riferimento a Davide La Rosa, pubblicista assunto come addetto stampa della Vittoria mercati quando il fratello Andrea è vice sindaco nella giunta Moscato e divenuto dominus dell'azienda, anche durante l'amministrazione straordinaria), di nomine di direttori in clandestinità senza la pubblicazione dovuta degli atti, di provvedimenti nascosti alla valutazione pubblica, di una vicenda gravissima senza precedenti nella storia della città.
Dispenza tira dritto, con le sue menzogne e le sue querele a raffica con i soldi dei contribuenti che egli dovrebbe amministrare nel loro interesse, contro chiunque osi aprire bocca, pur nell'esercizio dell'elementare diritto di manifestazione del pensiero: cittadini, attivisti, giornalisti, perfino autori di innocenti e intelligenti vignette come il bravissimo Emilio Tringali, peraltro scrittore al quale si deve il bruciante pamphlet Sbirromafia giunto alla seconda edizione e con ulteriori focus e dossier d'approfondimento contenenti verità scabrose e sconvolgenti su delitti e responsabilità nascoste del 'sistema-Montante'; e ancora avvocati, politici, dirigenti pubblici 'colpevoli' di non assecondare gli abusi e gli atti illeciti imposti con protervia da Dispenza, come Fabio Ferreri, dirigente del settore Ecologia del Comune di Vittoria dal 2001 al 2007, di Ato Ambiente (Ambito territoriale ottimale) dal 2007 al 2017 e della Srr (Società regolamentazione rifiuti) Ato 7 Ragusa dal 2017. Quando l'amministrazione straordinaria si imbatte nel dossier rifiuti, con l'annesso bando Aro, Ambito raccolta ottimale, e la conseguente necessità di affidamento dell'appalto con gara europea dopo le proroghe costate pesanti addebiti alla giunta-Moscato, affiora il problema della mancata bonifica della discarica di contrada Pozzo Bollente, uno scandalo di sprechi, di disastri ambientali e di distrazione di fondi, milioni di euro che spariscono.
In quella fase iniziale la commissione, Dispenza-Dionisi-D'Erba, interloquisce con la Srr e quindi con il dirigente Ferreri il quale documenta la situazione che sta in questi termini. Fino al 2004 la discarica è di competenza del Comune che, da quel momento, passata nella competenza di Ato ambiente, e fino al 2007 accantona le somme necessarie per le varie bonifiche e opere di ripristino ambientale. Dal 2007 però tale accantonamento finisce e inoltre l'ente non trasferisce all'Ato le somme accantonate che invece vengono distratte per altre destinazioni come il costo dei conferimenti nella discarica Oikos di Motta Sant'Anastasia nel Catanese. A quel tempo dirigente nel settore finanziario è Giuseppe Sulsenti, ma in presenza di questi dati di realtà Dispenza, non Dionisi, incolpa Ferreri nonostante proprio nel periodo in cui egli è in forza al Comune, fino al 2007, le somme siano correttamente accantonate, mentre il problema comincia subito dopo con la sospensione degli accantonamenti, la distrazione e, comunque, i mancati versamenti all'Ato con tutte le conseguenze del caso.
In effetti all'inizio Dispenza, per il Comune, e Ferreri, per la Srr, si muovono in modo convergente e ottengono dalla Regione lo sblocco di un iter avviato in precedenza per la bonifica ambientale. Quando l'Arpa, Agenzia regionale protezione ambiente, chiede un aggiornamento dei dati l'ex poliziotto non gradisce e incolpa dell'imprevisto il dirigente … 'responsabile' di non avere fermato il tempo trascorso. Mutano i toni, precipitano i rapporti ed ha buon gioco la dirigente dell'avvocatura comunale Angela Bruno la quale, non sappiamo con quali argomenti, convince Dispenza che tutte le responsabilità pregresse siano di Ferreri destinatario pertanto di pesanti contestazioni.
Il dirigente non ci sta, ribatte puntualmente, confida nella verità documentale dei fatti che ribadisce a confutazione della tesi di Dispenza e per tale ragione diviene bersaglio dei suoi strali. Ovviamente se fosse ancora alle dipendenze del Comune l'effetto sarebbe ben più grave e diretto, mentre se la cava, a parte tutto il resto, con l'accusa, strampalata e tragicomica – comunque calunniosa – depositata da Dispenza addirittura alla Procura distrettuale di Catania, di essere, insieme a me autore di articoli giornalistici e ad altri lettori 'colpevoli' come lui di lettura, in qualche caso con l'aggravante di commento aggiunto sui social, membro di un'organizzazione criminale!
Nel 2019 un avvocato, Salvatore Messina, con vari esposti segnala il quadro di illegalità della Vittoria Mercati e un inquietante intreccio affaristico: archiviazione-lampo della Procura che incrimina il denunciante querelato da Dispenza cui la Prefettura consegna le segnalazioni del whistleblower
Le querele scagliate contro un avvocato, Salvatore Messina, meritano un cenno a parte perché raccontano un incredibile, allarmante, sistema di copertura, di protezione e di collusione di cui gode il modus operandi di Dispenza che pure oggi la Corte dei conti conferma essere illegittimo e gravemente dannoso degli interessi pubblici e dell'erario che egli, ben pagato per questo pur da pensionato, avrebbe dovuto tutelare.
Messina, nell'esercizio di un mandato a difesa di creditori della Vittoria mercati, scopre il verminaio che solo in parte abbiamo potuto descrivere. Cerca sotto la luce del diritto di far valere i diritti negati, chiede, si confronta, segnala ma alla fine si trova nell'oscurità protetta da un muro di gomma.
E così è costretto a denunciare, innanzitutto alla Procura di Ragusa che invece procede contro di lui sull'ennesima querela di Dispenza e della triade prefettizia ormai interamente sotto il suo controllo, cui serve un assist la Prefettura di Ragusa, destinataria, insieme a vari altri organismi, degli esposti del legale.
In quel contesto Messina è, quanto meno in senso lato, un whistleblower che merita tutela e protezione dello Stato, almeno fino a quando non siano esperite tutte le indagini necessarie a vagliare ogni elemento delle sue denunce. E invece indagini zero e, nel contempo, a velocità supersonica, scatta la persecuzione giudiziaria contro il denunciante.
Eppure i fatti segnalati sono veri, in molti casi documentali. Solo qualche esempio. Liquidatore dell'Amfm, prescelto dall'amministrazione Moscato e confermato dalla commissione straordinaria, è il commercialista Pietro Affè, socio di studio – nei suoi interessi economici, privati e professionali – di Luigi Buscema, avvocato al quale eroga laute parcelle per le transazioni che egli, su incarico del socio Affè in veste di liquidatore della municipalizzata, conduce con i creditori della stessa. Socio di Affè per comune domicilio professionale è anche la moglie di Buscema, Stefania Lorefice, anch'essa avvocato. Analogamente socio di studio di Affè per gli stessi motivi è anche il suo 'controllore', Salvatore Biundo, collega commercialista e revisore unico della Vittoria mercati nominato dall'amministrazione Moscato e confermato da quella straordinaria. Vero è che Affè è commissario liquidatore dell'Amfm, la municipalizzata Fiere e mercati Emaia, e Biundo revisore unico della Vittoria mercati srl, ma le due società sono in pratica la stessa cosa e, manovrate dallo stesso soggetto, il Comune e il suo potere amministrativo-dirigenziale, operano in un intreccio perverso che non solo viola molteplici norme, ma realizza nei fatti un imbroglio: sottrarre ai creditori i beni dell'Amfm, fallita e in liquidazione, e di fatto con la frode metterli a disposizione della nuova società, l'una e l'altra avente lo stesso titolare unico, il Comune di Vittoria. Il tutto con violazioni di norme, elusioni, opacità, anomalie, raggiri, conflitti d'interesse, incongruenze di bilancio, disordine nei conti, maneggio di soldi in contanti senza alcuna tracciabilità di provenienza e di destinazione.
Questo intreccio maleodorante si presenta a Salvatore Messina quando egli cerca di interloquire con l'Amfm nel tentativo di tutelare i creditori suoi clienti che certo non possono trovare pari trattamento rispetto a quelli con cui transige Buscema, su mandato di Affè.
Il legale muove da questo suo interesse privato e professionale ma ha il merito di focalizzare l'interesse pubblico così fortemente compromesso, osservando, scandagliando e rappresentando un quadro d'insieme dell'intreccio affaristico e del contesto di inquietante illegittimità in cui si trova la Vittoria mercati coperta dal silenzio e dall'inazione di tutti gli organismi i quali, ognuno per il proprio ambito di competenza, potrebbero e dovrebbero intervenire.
Il Quirinale, che certo non ha competenza in materia di giurisdizione, si limita alle solite risposte precompilate di cortesia; il Viminale tace; la Prefettura di Ragusa fa orecchie da mercante e mette nelle mani di Dispenza i preziosi materiali di denuncia nei suoi confronti disseminando di mine le vie di ricerca della verità; la Procura di Ragusa, ricevuto così il 'proiettile' dell'immancabile querela, lo indirizza subito contro il denunciante ignorando potenziali notitiae criminis che invece andrebbero vagliate nei confronti dei soggetti coinvolti. E così Dispenza può continuare a fare impunemente ciò che vuole, la Vittoria mercati proseguire indisturbata nel malaffare e la Procura di Ragusa imbastire, come pare a quel tempo prediliga, i processi contro chi osi disturbare le manovre di potenti o presunti tali come l'ex poliziotto amico di Montante.
Ma … c'è un giudice a Berlino. Anzi ancora più vicino, a Palermo. E' il guardiano dei conti pubblici che fa il suo dovere. A febbraio 2019 riceve una segnalazione da parte dell'ex segretario generale del Comune di Vittoria Antonino Maria Fortuna in relazione ad una determinazione del dirigente Alessandro Basile alla quale consegue l'illegittima autorizzazione al pagamento, peraltro direttamente dal conto corrente del Comune (perchè?), di presunti creditori dell'Amfm, azienda in liquidazione rispetto alla quale, come abbiamo visto, la legge oppone all'ente un divieto assoluto di soccorso finanziario. E così la Procura presso la sezione siciliana della Corte dei conti apre un procedimento, esamina gli atti e, affrontando anche i provvedimenti della commissione straordinaria pienamente coincidenti con quelli di Basile, perviene alle conclusioni descritte che, sul conto di Dispenza, equivalgono già a condanna irrevocabile, con tanto di ammissione da parte del condannato.
Ritorsione violenta contro l'avvocato inviso a Dispenza, ma le sue denunce, cestinate dalla Procura, e dalla Prefettura passate ai denunciati, sono accolte dalla Corte dei conti ed entrano nel giudizio di responsabilità per danno erariale a carico della commissione straaordinaria, così come la relazione del segretario generale Fortuna. Già nel 2008 Piero Gurrieri, consigliere comunale ed esperto amministrativista, aveva segnalato la 'nullità radicale' della Vittoria mercati
Da notare che all'atto di citazione contro la triade commissariale, contro il dirigente Basile e contro i tre revisori, depositato il 28 dicembre 2023, sono allegati 40 documenti: il primo è proprio l'esposto di Fortuna; ai numeri 2, 3, e 4 troviamo tre esposti dell'avvocato Messina, rispettivamente del 29 maggio 2019, 4 giugno, 19 giugno, e al numero 6 una sua ulteriore denuncia del 26 luglio 2019. I successivi, dopo il primo, contengono integrazioni o specifici approfondimenti ma ciò che conta è che l'intero materiale documentale assunto dalla Corte dei conti a sostegno del proprio giudizio di responsabilità per danno erariale contro Dispenza e gli altri sei convenuti, basato sulla comprovata illegittimità degli atti immediatamente riscontrabile già nelle segnalazioni del legale, è lo stesso ignorato da tutti gli altri organismi e istituzioni cui è stato inviato ed anzi utilizzato da taluno di essi per perseguire penalmente l'esponente, ancora oggi imputato sulla base di querele presentate da Dispenza e che, alla luce dei fatti qui ricostruiti e almeno limitatamente ad essi, appaiono atti di calunnia commessi impunemente e protetti dagli uffici giudiziari di Ragusa, simmetricamente omissivi nel verificare la rilevanza penale dei fatti denunciati e iperattivi, per supina acquiescenza alle pretese dell'ex poliziotto amico di Montante, nel mettere alla sbarra il denunciante nonostante la fondatezza delle sue denunce.
L'avere osato informare organismi e istituzioni competenti delle violazioni commesse dalla commissione straordinaria, per le quali peraltro Dispenza è irreversibilmente condannato dalla giustizia contabile, all'avvocato vittoriese costa la violenta ritorsione scatenata otto mesi dopo da Dispenza il quale l'11 marzo 2020, ( 12 un articolo in proposito) con evidente abuso di potere, fa fermare, identificare, accompagnare in un commissariato di polizia e fotosegnalare il legale, 'colpevole', nell'esercizio di un mandato di difesa di creditori dell'Amfm, di volere parlare all'organo amministrativo del Comune di Vittoria socio unico e dominus della municipalizzata per chiedere notizie e chiarimenti.
L'incrocio di vicende, denunce, processi, dati di fatto accertati e materiale documentale cui si perviene partendo dalla notizia che qui ci interessa – il processo contabile sulla responsabilità di danno erariale in relazione alla Vittoria mercati e la conndanna di Dispenza – ci consente di ravvisare i seguenti elementi essenziali tra quelli di maggiore importanza per la conoscenza pubblica, vitale per le libertà democratiche di ciascun cittadino.
La Vittoria mercati srl nasce in condizione di illegalità assoluta e il primo a rilevarlo è Piero Gurrieri, avvocato amministrativista, allora anche consigliere comunale, il quale nel 2008 lo segnala al sindaco Giuseppe Nicosia quando il consiglio comunale viene chiamato a deliberare sulla costituzione della società. <<La Vittoria mercati – scrive, tranciante – è affetta non da semplice illegittimità ma da nullità radicale non possedendo alcuna copertura normativa>> sicchè – avverte Gurrieri – <<sulla base della deliberazione consiliare in oggetto non è giuridicamente possibile procedere alla formale costituzione, in sede notarile, della società, sia per la citata nullità dell'atto, sia in quanto, essendo mutati, prima dell'approvazione del medesimo, presupposti e condizioni per l'affidamento in house, il consiglio è tenuto a un ulteriore discernimento circa la scelta gestionale
da compiere>>. Gurrieri richiama poi le norme di legge che impediscono la nascita della Vittoria mercati ed aggiunge: <<Qualora, al contrario, nonostante quanto sopra, il Comune ritenesse ugualmente di procedere alla stipula dell'atto pubblico di costituzione, il sottoscritto declina fin d'ora ogni responsabilità in ordine al possibile danno anche erariale conseguente all'eventuale declaratoria di nullità o di illegittimità della deliberazione consiliare 108/08, riservandosi comunque di depositare in consiglio comunale una proposta di atto deliberativo di annullamento in autotutela della deliberazione 108/08, ed auspicando comunque che a detta proposta se ne accompagni altra di riapprovazione ex nunc dell'atto secondo la disciplina di legge>>.
Per una fortunata congiuntura della storia in quel momento segretario generale è proprio Antonino Maria Fortuna il quale, come sempre, nel lucido e rigoroso rispetto delle norme, concorda con le obiezioni di Gurrieri e indica la strada giusta: il Comune non può costituire una società con propria partecipazione unica per gestire il mercato ma può – quindi deve, se intende agire in questa direzione – affidare un servizio nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica e dei vincoli posti dalla normativa. Ma l'amministrazione – sindaco è Giuseppe Nicosia, eletto a giugno 2006 – tira dritto.
E così la nuova srl viene messa in campo mentre è attiva la vecchia municipalizzata Emaia, Amfm, costituita nel 1995 e il disegno è chiaro. Svuotare la vecchia società, scaricarle i debiti o gravarla di nuovi, abbandonarla all'insolvenza e trasferirne le attività alla nuova. Nel 2007 va in pensione il direttore Salvatore Gentile in carica da quindici anni con un ruolo specifico, ma il Comune non bandisce alcun concorso per colmare il posto vacante e le funzioni vengono poste in capo al dirigente comunale del settore Sviluppo economico. La società interamenete partecipata diventa strumento per operazioni che il Comune non potrebbe compiere direttamente senza controlli e senza vincoli oggettivi e negli anni successivi tutto appare chiaro: assunzioni senza regole e con criteri arbitrari, spesa incontrollata, mani libere come un'impresa e non come un ente pubblico.
La Vittoria mercati, il suo vizio d'origine e quel filo inossidabile di nomine e d'affari che dalla giunta-Nicosia giunge all'amministrazione Moscato e a quella della triade Dispenza-Termini-D'Erba che lo raccoglie e lo dispiega in piena continuità. L'episodio degli assegni da 60 mila euro nascosti e le dimissioni di Davide La Rosa, figura di vertice anche sotto la commissione straordinaria
L'attualità delle notizie oggetto di questo articolo ci impone di focalizzare lo scorcio temporale che intercetta la fase finale della decennale sindacatura-Nicosia 2006-2016, l'amministrazione Moscato in carica per appena 25 mesi da giugno 2016 a luglio 2018, e quella straordinaria della triade commissariale che dura 39 mesi da agosto 2018 ad ottobre 2021. Osservando la sequenza, sorprende come quella continuità ravvisata dall'istruttoria prefettizia tra le giunte Nicosia e Moscato, almeno limitatamente agli atti critici che fondano e giustificano, secondo il Viminale ed il Governo tutto, lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, si estenda all'amministrazione straordinaria la quale, proprio in ordine al nodo più scabroso e non solo – il mercato di Vittoria e le sue strutture di gestione – ripropone pedissequamente e per certi versi in fotocopia vizi, violazioni, illegittimità, intrecci affaristici, opacità, disordine contabile e gestionale contestati agli organi del Comune sciolti per infiltrazioni mafiose e accusati di continuità con l'amministrazione precedente.
Se analizziamo l'organigramma della Vittoria mercati srl attraverso la sequenza di nomine degli organi di gestione e di controllo, troviamo che dalla fase finale della sindacatura-Nicosia presa in esame dagli atti d'accesso e dalle inchieste della magistratura penale soprastanti, a quella del successore-Moscato, a quella straordinaria del trio Dispenza-Termini-D'Erba (dopo il siluramento del segretario generale Fortuna e del commissario Dionisi) i nomi sono sempre gli stessi. C'è un entourage ristretto, blindato, di fedelissimi e di sodali, in qualche caso di famigli, che transita dalla prima di queste tre fasi alla seconda e poi anche nella terza nonostante, e qui sta l'assurdo inquietante, il dissenso, la ferma opposizione e l'avvertenza di quegli autentici servitori dello Stato presenti sulla scena come Dionisi e Fortuna perciò espulsi perchè nessuno possa alterare il copione prestabilito. A loro possono essere associati altri dirigenti perseguitati e illegittimamente sanzionati come vedremo in seguito.
Venendo al dato più eclatante e perciò meglio visibile, magari forse non il più grave, dei beni dell'Amfm pignorati ma tranquillamente utilizzati dalla Vittoria mercati, risalta il fatto che esso serva a dare operatività a quel fosco contesto tratteggiato nel 2018 anche dalla prefetta Filippina Cocuzza nella relazione che, accolta dal Viminale e fatta propria dal Consiglio dei ministri, decreta lo scioglimento del Comune. Alcuni elementi di quel quadro d'insieme o altri simili sono denunciati con precisione negli esposti del 2019, meno di un anno dopo lo scioglimento, dal whistleblower per necessità: senza dell'uso, probabilmente illecito, di quei beni non potrebbero tenersi fiere e mercati, i gestori dell'azienda di proprietà del Comune non potrebbero dare spazi in concessione anche a personaggi in odor di mafia o, con espressione politically correct, controindicati (uno di questi pare sia in relazione con un politico locale, allora leghista, peraltro l'unico politico che Dispenza fin dal suo insediamento riceva in Comune mentre sbarra la porta a tutti gli altri che chiedano di interloquire con lui, ma su questo punto torneremo), comunque non avrebbero ricavi da gestire e, quindi, non potrebbero farlo con le modalità discutibili prescelte: in modo non tracciabile, rinunciando per esempio a bonifici e transito delle somme per il conto corrente, maneggiando direttamente danaro contante in totale opacità.
A proposito del maneggio disinvolto di soldi, nel quadro d'insieme bisogna collocare un fatto di cui si ha notizia solo a febbraio 2023 riguardante una contestazione disciplinare mossa dall'amministratore unico della Vittoria mercati srl a Davide La Rosa il quale l'8 febbraio 2023, in seguito alla contestazione, si dimette da dipendente dopo essere stato figura di vertice dell'azienda sotto la sindacatura Moscato e sotto la commissione straordinaria. Oggetto della contestazione il ritrovamento a dicembre 2022 in un cassetto segreto di 25 assegni di vario importo per complessivi 50 mila euro di cui 19 intestati all'Amfm e sei senza beneficiario, emessi tra il 2019 e il 2022. Subito dopo, nel suo ufficio, nel corso di una perquisizione saltano fuori altri 7 assegni per complessivi 10 mila euro. I titoli, risalenti anche a tre anni prima, dicono tutto su cosa sia la Vittoria mercati e come venga utilizzata dai suoi gestori, nominati e sempre protetti da dirigenti e amministratori comunali nel periodo considerato.
Per la cronaca, al tempo dei fatti, a capo della Vittoria Mercati c'è Carmelo Diquattro: a lui perciò si deve la contestazione disciplinare mossa a La Rosa. A ottobre scorso 2024 a Diquattro subentra un consiglio d'amministrazione composto dal presidente Salvatore Traina e dai consiglieri Vincenzo Statelli e Rosario Cilia, revisore è Rosario Cassarino.
La verità sul direttore del mercato e sull'assegnazione dei box. Il caso eclatante del bando della giunta Nicosia nel 2015 e delle misteriose minacce che 'consentono' l'abbandono della procedura. Il ruolo di Basile e quello del dirigente della polizia locale Cosimo Costa che al mafioso Dominante aveva già tolto la concessione
Le prime querele di Dispenza contro 'cittadini' colpevoli di essere tali risalgono già alla prima fase del suo periodo di carica. La prima che mi riguardi invece si riferisce alla conferenza stampa dell'1 agosto 2019, commentando la quale ho detto che <<a Vittoria c'è una cappa di piombo che impedisce l'esercizio minimale delle funzioni democratiche>>: atto di lesa maiestà contro il poliziotto Dispenza che neanche un procuratore di Kim Jong-un avrebbe l'ardire, appunto in Corea del Nord, di trasformare in reato e farne oggetto di un processo che invece a Ragusa, su impulso della locale Procura della Repubblica italiana, dura da oltre cinque anni. Dispenza a quel tempo opponeva un borioso silenzio a La Prima Tv da me diretta, dopo i doverosi rilievi sulle false notizie da lui riferite a Rai 1 e il successivo tronfio rifiuto di prendere atto dell'errore in cui, magari in buona fede, era incorso.
Le menzogne più eclatanti, delle quali dinanzi alle telecamere di Rai 1 Dispenza si fregia per potere meglio illustrare le sue eccezionali doti di 'servitore dello Stato', sono due: che il mercato di Vittoria non abbia mai avuto un direttore (invece c'era da prima che nascesse l'Amfm ed è rimasto fino alla pensione nel 2007) e che mai in quarant'anni i box siano stati assegnati con bandi di evidenza pubblica. Dispenza sbaglia perchè considera la sua 'bibbia' la relazione prefettizia anzichè fare le elementari verifiche alle quali peraltro è tenuto anche un semplce giornalista come me, e che egli potrebbe compiere molto meglio del sottoscritto avendo piena disponibilità degli atti negli uffici comunali.
Avrebbe così scoperto che, per esempio nel 2002, il prefetto di Ragusa Sandro Calvosa, in carica dal 2000 al 2005, scrive proprio al direttore del mercato di Vittoria Salvatore Gentile in uno dei momenti – sindaco Aiello, in carica dal 1995 al 2005 dopo varie sindacature precedenti – in cui la criminalità aggredisce il mercato e c'è bisogno del pieno concerto di tutte le forze sane sotto una guida istituzionale.
Analogamente avrebbe scoperto che il Comune ha già assegnato, non sempre e neanche spesso a dire il vero, box del mercato tramite bandi e procedure di evidenza pubblica. E' successo per esempio proprio in quegli stessi anni, nel 2000, quando il sindaco Aiello promuove una procedura di questo tipo per l'attribuzione di 16 box, regolarmente a buon fine. Un bando simile è emanato anche dal sindaco Nicosia il 10 febbraio 2015 per l'aggiudicazione di sei box: un fatto questo, comunque tale da togliere veridicità all'affermazione di Dispenza, che presenta un risvolto grave e inquietante. L'assegnazione non va in porto perchè i componenti della commissione che dovrebbe determinarla si dimettono in blocco per presunte, mai chiarite, minacce e così fanno quelli di una nuova commissione che la sostituisce.
L'episodio, rievocato dalla relazione della prefetta Filippina Cocuzza del 14 maggio 2018, è approfondito l'anno dopo dalla Commissione parlamentare antimafia dell'Assemblea regionale siciliana presieduta da Claudio Fava che gli dedica alcune pagine della relazione conclusiva, da pag 12 a pag 15 ( 13 l'intero documento).
La vicenda appare grave e al tempo stesso è nebulosa, al punto da ingenerare forti dubbi se la maggiore gravità risieda nell'effettività delle minacce, rimaste misteriose e impalpabili, o nelle conseguenze che ne discendono: ovvero che i box non sono assegnati e la procedura viene abbandonata, fino a quando sarà l'amministrazione straordinaria a gennaio 2019 a riprenderla e ad estenderla a tutti i box del mercato.
In breve qui rileviamo che all'assegnazione pare concorra una figura riconducible al clan mafioso Carbonaro-Dominante. Il presidente della commissione si dimette sostenendo di avere ricevuto minacce (sembra consistano in squilli telefonici), la stessa cosa fa il successore ma – precisa – per motivi personali e così tutto rimane bloccato. L'allora dirigente della polizia locale Cosimo Costa chiarisce però che già quattro anni prima è stato lui, con gli ordinari poteri amministrativi di intervento sul meccanismo delle volture (in pratica il concessionario cedeva il suo titolo a chi volesse) a sottrarre un box, il n. 59, al suo assegnatario, Rosario Dominante cui, per voltura appunto, era succeduta la Democor, poi Doro: tutto molto semplice, nelle mani di un semplice capo dei vigili urbani.
Ma quattro anni dopo, quando tramite una graduatoria devono essere assegnati sei box, aleggiano minacce imprecisate e tre commissioni, la terza delle quali è presieduta dal segretario generale e composta da altri due dirigenti, preferiscono la fuga decidendo di rinunciare. Tra le persone audite dall'Antimafia regionale c'è Alessandro Basile allora dirigente del settore Sviluppo economico, e quindi direttore del mercato (anche in quel periodo non si può dire che un direttore o un responsabile non ci sia) nominato da Nicosia nel 2015, poi anche da Moscato nel 2017, quindi confermato dalla commissione straordinaria e addirittura da questa assunto a tempo indeterminato attraverso una procedura, ed una vicenda, che vanno raccontate.
Soffermandoci adesso sui box del mercato, anche Basile nomina tre commissioni le quali non subiscono alcuna minaccia ma conducono tutte allo stesso risultato prima 'imputato' alle presunte minacce: si risolvono cioè in un nulla di fatto. Lo dichiara egli stesso a Claudio Fava e alla Commissione parlamentare antimafia, escludendo con certezza minacce in questa seconda fase e lasciando forti dubbi su quelle precedenti quando racconta di averle subite ma<< di non sapere se fossero minacce>>. Indicative le affermazioni di Costa il quale precisa che comunque niente e nessuno ha mai impedito alle commissioni giudicatrici di andare avanti dinanzi a quelle fantomatiche minacce: semplicemente haanno scelto di non procedere. Del resto se Costa, da solo, ha potuto togliere il box alla ditta 'Dominante' cosa avrebbe impedito ad una commissione giudicatrice di espletare il mandato con correttezza e in modo giusto?
Vittoria mercati, appalto per la pubblica illuminazione, bando Aro per l'igiene ambientale: questi ed altri i motivi di scontro con Fortuna, con Dionisi e con i dirigenti non allineati che respingono le pressioni. Così Dispenza trova nel dirigente Basile l'alleato di ferro e su di lui modella tutta la dirigenza
Nell'oscura vicenda fanno capolino anche la sparizione della documentazione relativa a quell'aggiudicazione mai avvenuta e la figura del concorrente che incute paura e che rappresenterebbe continuità di interessi con quel box prima concesso a Rosario Dominante e poi sottratto, per merito di Cosimo Costa, ai successori, per voltura, Domocor e poi Doro.
Alessandro Basile, figura chiave nella comprensione delle dinamiche che qui rilevano, comincia l'attività di funzionario e di dirigente sotto l'amministrazione Nicosia, soprattutto per vicinanza al fratello Fabio molto influente fino all'inchiesta Exit poll nella quale è il destinatario delle accuse più gravi (poi assolto come tutti gli altri), prosegue e cresce ancora con quella di Moscato e, senza soluzione di continuità, addirittura vola con Dispenza il quale anzi lo nomina a tempo indeterminato a conclusione di una procedura selettiva piena di anomalie, violazioni, illegittimità.
Vedremo tra poco i passaggi salienti di questa vicenda sconcertante ma prima, anche per capirne meglio il senso, dobbiamo inquadrare il ruolo di Basile nell'economia degli atti già passati in rassegna in occasione della linea imboccata da Dispenza quando si imbatte nei giusti rilievi del commissario Dionisi e del segretario generale Fortuna. I terreni di scontro sono molteplici ma il più importante, comune ad entrambi gli inascoltati tutori di legalità dentro il Comune, è proprio la Vittoria mercati. In questo contesto Basile è l'appoggio sicuro di Dispenza e dei suoi progetti in piena continuità con gli atti dell'amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose. Del resto Basile è proprio la testimonianza vivente di tale continuità provenendo dalla giunta-Nicosia ed essendo transitato in quella guidata da Moscato.
A ottobre 2018, appena due mesi dopo l'insediamento, l'amministrazione straordinaria, forse in attesa di studiare i dossier e orientare la propria rotta, conferma in blocco per sei mesi i dirigenti a termine, mentre il segretario generale non ha la stessa … fortuna perchè alla prima scadenza, a gennaio 2019, egli ha già avuto moto di disturbare i piani di Dispenza che quindi lo 'licenzia'. Quando ad aprile 2019 scade il contratto con i dirigenti già prorogati per un semestre, questa volta l'amministrazione straordinariaa ne conferma solo due su cinque: Costa (Direzione polizia municipale) e, appunto Basile, mentre vengono fatti fuori Angelo Piccione (direzione Cuc ovvero il Centro unico di committenza, ufficio appalti, lavori pubblici e protezione civile), Salvatore Privitera (direzione territorio e patrimonio), Cristina Prinzivalli (direzione ecologia). I tre 'pagano' – al pari del commissario Dionisi che subisce l'ostracismo anche e forse soprattutto, come il segretario Fortuna, per le osservazioni sul dossier Vittoria-mercati – il giusto dissenso dalla linea Dispenza in ordine alla preparazione del bando Aro (Ambito raccolta ottimale) per l'aggiudicazione dell'appalto di igiene ambientale: una gara da oltre cinquanta milioni di euro che la triade Dispenza-Termini-D'Erba condurrà in porto solo a febbraio 2021, dopo 31 mesi, mentre l'amministrazione Moscato è stata sciolta (anche) per non essere riuscita ad espletarla nei suoi 21 mesi di carica in totale. Per la cronaca il servizio di igiene ambientale è aggiudicato per sette anni, per un costo di € 51.508.451,30, ed un ribasso del 2,53%, alla Ciclat di Ravenna.
Prima di scoprire come la commissione straordinnaria gestisca il dossier-dirigenti (altro motivo di scontro fra Dionisi e Dispenza sempre spalleggiato da D'Erba e, dal 22 maggio 2019, anche da Termini) è utile rilevare che nel 'nuovo corso' instaurato per estirpare la mafia dal Comune figura centrale dell'intero corpo dirigenziale-burocratico è proprio Basile, il dirigente che ha avuto un peso di rilievo sia nella giunta-Nicosia che in quella-Moscato, le due amministrazioni che la relazione-Cocuzza, la famosa 'bibbia' di Dispenza, reputa responsabili delle infiltrazioni della criminalità organizzata.
Eppure proprio su Basile, non sappiamo quanto in modo …sacrilego, punta Dispenza il quale, noncurante delle giuste obiezioni di Dionisi e di Fortuna, gli affida il dossier Vittoria mercati che egli ben conosce essendo già stato l'artefice, con Nicosia e Moscato, del lancio della nuova azienda in sostituzione di quella, la vecchia municipalizzata Amfm costituita nel '95, in perdita dal 2012 e fallita nel 2017. Il rapporto Basile-Dispenza è ferreo e il dirigente, il quale agli occhi del capo dell'amministrazione straordinaria forse ha il merito di essere figlio di poliziotto, non solo è confermato nell'incarico a termine ma diventa il vincitore di una procedura viziata da molteplici illegittimità, anomalie e forzature la quale reca le impronte di una macchinazione ordita perchè, appunto, la struttura dirigenziale amministrativa possa essere modellata, non più a scadenza ma a tempo indeterminato, intorno al fedelissimo funzionario prescelto.
In attesa di questa nomina che si perfeziona a fine 2020, Basile è comunque il garante sulla Vittoria mercati della linea-Dispenza che è la mera prosecuzione dell'ultima fase dell'amministrazione Nicosia e della breve stagione-Moscato accomunate entrambe dalla figura e dagli utili servigi di Basile. Ecco quindi il fido dirigente proporre, assicurandone la regolarità (sic!), gli atti per i quali con Dispenza va a processo dinanzi alla Corte dei conti, insieme ai due commissari sempre allineati come Termini e D'Erba e ai tre revisori dei quali non sappiamo quali qualità individuali o tratti comportamentali possano aiutarci a comprendere meglio l'incredibile defaillance. Eccolo ancora Basile proporre, curare e gestire il dossier dello scandalo che il 22 maggio 2019, dopo il siluramento di Dionisi, porta la triade di fresco conio (Dispenza-D'Erba-Termini, con quest'ultima arrivata lo stesso giorno) ad approvare quella delibera che dota l'azienda illegittimamente partecipata di poteri enormi, affidati a clienti e famigli capaci di agire come il maneggio prima descritto ben documenta.
Ecco le carte della continuità che mal si addice ad un'amministrazione straordinaria dopo lo scioglimento: nomi, affari, cariche, e dossier tra porte girevoli, conflitti d'interesse, giochi di coppia e scambi di ruolo tra la vecchia 'Azienda municipalizzata fiere e mercati' Emaia (Amfm) e la nuova Vittoria mercati. E intanto fanno pensare certi concorsi che arridono a familiari e persone vicine a Giuseppe Sulsenti, il dirigente rientrato, dopo cinque anni a Ragusa, e un tempo ostile ad Aiello perchè schierato con Nicosia che era anche suo cognato
Non avendo qui spazio per riportare ogni dettaglio, è sufficiente dare uno sguardo sommario ad un quadro d'insieme focalizzando appena pochi elementi.
Una figura che attraversa le tre fasi come fosse una sola è Giombattista Di Blasi: direttore generale della Fiera Emaia (Amfm) nel 2015 durante l'amministrazione Nicosia, presidente della Vittoria mercati srl da agosto 2017 sotto l'amministrazione Moscato quando è imminente la messa in liquidazione dell'Amfm della quale, dal 3 novembre assume anche per un breve periodo, contemporaneamente, la carica di commissario liquidatore. Rimane comunque alla guida del Consiglio d'amministrazione della Vittoria mercati, confermato a settembre 2018 e a luglio 2019 su decisione dell'amministrazione straordinaria. Per la cronaca nella doppia carica Di Blasi rimane solo venti giorni in quanto il 23 novembre 2017 <<per motivi personali>> come tiene a precisare rimette il mandato di liquidatore dell'Amfm.
Novembre 2017 è anche il periodo in cui si tiene l'edizione della manifestazione fieristica Emaia citata in uno degli esposti alla magistratura in relazione ad un episodio che avrebbe visto figure del board delle due aziende partecipate dal Comune ritirare una somma in contanti di 50 mila euro, incasso della manifestazione fieristica, della quale non sarebbe certa la destinazione o comunque non ne sarebbe sopravvissuta la tracciabilità, dovuta non solo in ossequio alle norme generali valide erga omnes ma altresì nel rispetto di quelle proprie di imprese a totale capitale pubblico. Per la cronaca in quel periodo Di Blasi è presidente della Vittoria mercati, Affè è il liquidatore dell'Amfm, dal 24 novembre dopo le dimissioni del primo date, per motivi personali come abbiamo visto, il giorno precedente.
La nuova azienda, costituita nel 2009 – illegittimamente, come denunciato dal consigliere Gurrieri e attestato dal segretario Fortuna – dovrebbe essere la Good company rispetto alla Bad company della consorella Amfm mandata al fallimento. In effetti, con il corredo esplicativo di questo intreccio di nomine, le due imprese a socio unico, il Comune, sono ridotte a vasi comunicanti e porte girevoli di una filiera di nomine, poltrone, stipendi, affari, contratti, maneggi e prebende di fonte discrezionale sottratta ad ogni sindacato legale.
Predecessore di Di Blasi, da settembre 2012 a dicembre 2013, nell'incarico di direttore generale dell'Emaia, è Giuseppe Sulsenti, nominato dal sindaco Nicosia che allora ne è cognato e a ottobre 2012 lo promuove nel Consiglio d'amministrazione della Vittoria mercati, a gennaio 2015 gli conferisce altresì l'incarico di commissario straordinario, mentre il primo agosto 2017 il nuovo sindaco Moscato gli affida quello di vice presidente del Cda dell'azienda, al cui vertice c'è Di Blasi. Per la cronaca, quando si insedia la commissione straordinaria, Sulsenti è uno dei pochi dirigenti a tempo indeterminato, sottratti perciò all'arbitrio di Dispenza che applica lo spoils system a chi dissente da lui, e magari dissente solo per segnalare il doveroso rispetto della legge. Approdato a Palazzo Iacono nel '98 come istruttore contabile (giunta-Aiello nella quale Giuseppe Nicosia è assessore), nel 2002, Nicosia vice sindaco, è promosso funzionario titolare di posizione organizzativa nel settore tributi cui quindi è posto a capo e nel 2004 acquisce la qualifica di dirigente.
In ogni caso Sulsenti, pur lanciato da Nicosia e sostenuto anche da Moscato, fiuta l'aria o forse comunque per altre sue buone ragioni, a novembre 2018 ottiene un incarico al Comune di Ragusa e taglia la corda. Quando finisce l'incarico ad aprile 2023, quasi cinque anni dopo, rientra a Palazzo Iacono dove trova sindaco Aiello con il quale costruisce, in misura via via crescente, una sorprendente sintonia, inimmaginabile alla luce di certi trascorsi connotati da militanze radicali nelle fazioni in campo dopo la brusca rottura tra il cognato e il predecessore che ne è stato mentore: sintonia tutt'altro che prevedibile, alla luce di certe finzioni proprie delle riforme degli anni '90 sull'autonomia dei dirigenti della pubblica amministrazione.
Non sappiamo se nel nuovo feeling tra l'amministrazione in carica e il dirigente rientrato siano state casuali o abbiano invece dispiegato un certo potenziale influsso aspettative, variamente appagate, di incarichi o assunzioni da parte del Comune di figure capaci, per leva affettiva o familiare, di suscitare motivazioni altrimenti di segno contrario.
Nei mesi scorsi sono affiorate all'attenzione procedure concorsuali contenenti possibili indizi, come quella per due posti con contratto a tempo determinato di apprendistato nel profilo di istruttore direttivo dei servizi culturali, area dei funzionari di elevata qualificazione, posizioni di fatto dirigenziali: posti molto allettanti soprattutto per i giovani. Solo cinque i candidati, dei quali appena due, quanti sono i posti, presenti alla prima prova che assegna 40 punti (gli altri 40 in quella orale, a quel punto inutile): prima arrivata Michela Sulsenti con 40 punti, seconda Gabriella Presti, 38.
Considerato il cognome della prima vincitrice, non si faccia l'errore di non guardare il doppio esito congiunto. Se la prima è figlia del dirigente – certe casualità possono capitare – la seconda non è figura meno vicina. Come pare che abbiano molta vicinanza con il burocrate figliol prodigo, sempre di tipo affettivo-parentale e sempre in virtù di presumibili fortunatissime casualità, certi beneficiati di altre procedure. In proposito è possibile che il tempo si incarichi di rendere possibile un'informazione più dettagliata.
Di certo è che Sulsenti da quasi due anni ormai è il dirigente di maggior peso: vice segretario generale, a capo del settore bilancio e tributi, dopo avere, nei primi mesi dopo il rientro, da aprile ad agosto 2023, assunto la guida della centrale unica di committenza, nonchè dei settori ecologia, urbanistica, lavori pubblici.
Lo stesso fenomeno – che ptremmo definire di… scoppio di una pace che sembrava impossibile – per certi versi in questo caso addirittura clamoroso, riguarda un altro dei pochi dirigenti a tempo indeterminato di lungo corso, Angela Bruno, sulla quale torneremo più avanti.
Per meglio intendere il quadro di sovrapposizione, di passaggio e di sostituzione delle due aziende comunali e il filo che lega tre amministrazioni in sequenza bisogna aggiungere che il 10 ottobre 2017 – amministrazione Moscato – l'assemblea dei soci, ovvero il socio unico Comune di Vittoria che decide ciò che vuole, nella stessa seduta in cui viene rimaneggiato lo statuto nella versione fotocopia poi assunta un anno e mezzo dopo il 22 maggio 2019 dall'amministrazione straordinaria, nomina il commercialista Giovanni Biundo revisore unico della Vittoria mercati. Un mese e mezzo dopo, il 24 novembre 2017, la stessa assemblea (il socio unico è sempre il Comune), nomina il commercialista Pietro Affè commissario liquidatore, in sostituzione del dimissionario Di Blasi, della vecchia muncipalizzata Emaia, la Amfm. A settembre 2018 e a luglio 2019 l'amministrazione straordinaria provvede a riconfermarlo. Come abbiamo visto, Affè e Biundo sono soci di studio, o comunque lo condividono, e soci ne sono anche i due coniugi avvocati Luigi Buscema e Stefania Lorefice il primo dei quali viene incaricato da Affè di transigere con i creditori: non tutti ma alcuni, scelti a piacimento mentre altri subiscono diversa sorte della quale è prova il trattamento riservato al loro legale Salvatore Messina, soprattutto da Dispenza per esempio l'11 marzo 2020 nella veste di 'sceriffo' nelle strade adiacenti il palazzo comunale sulla via di ritorno, con stuolo e scorta, dal solito lungo pranzo di mezzogiorno che il già ex commissario Dionisi non sopportava, interessato solo a lavorare e convinto che alla fisiologica incombenza si potesse provvedere anche in pochi minuti ed anche rimanendo in ufficio, peraltro con grande risparmio di costi e benefici di salute psicofisica.
La dirigenza di palazzo Iacono, i pendolari sulla via di Ragusa e lo strapotere di Angela Bruno a capo dell'avvocatura, nato con Aiello nel 1988 e intangibile per 33 anni con dodici diverse amministrazioni. Con Dispenza la sintonia diventa parossistica: eppure la sua 'bibbia' (la relazione-Cocuzza) attribuisce alla dirigente condotte illecite, violazioni e mistificazioni per aggirare le norme e si chiede perchè non sia stata sottoposta ad azioni disciplinari. Al ritorno di Aiello, a ottobre '21, uno scontro durissimo cui segue una sorprendente pacificazione
Ed ecco l'affaire-dirigenza, altro motivo di rottura tra Dispenza e Dionisi il quale vorrebbe linearità, legittimità e trasparenza ma, non riuscendo dinanzi all'ostinazione del primo, si vede costretto a dimettersi.
Sono solo quattro i dirigenti a tempo indeterminato in dotazione al Comune quando ad agosto 2018 arriva la commissione straordinaria: Angela Bruno (direzione avvocatura), Salvatore Giunta (direzione affari del personale, servizi demografici), Salvatore Guadagnino (direzione tributi), Giuseppe Sulsenti (direzione servizi sociali, cultura, sport). Sulsenti già ad ottobre 2018 cambia aria come abbiamo visto trovando rifugio per tre anni a Ragusa; Giunta va presto in pensione, a febbraio 2019; Guadagnino, ex bancario, funzionario comunale ad Acate nel '97-'98, alla Provincia nei dodici anni successivi fino al 2010, è dirigente del Comune di Vittoria dal 2011 al 2016 nel secondo mandato Nicosia, a capo del settore tributi anche sotto l'amministrazione Moscato dall'1 settembre 2017, confermato nell'incarico anche da quella straordinaria fino al 10 maggio 2019, mentre in precedenza dal 24 luglio 2016 al 31 agosto 2017 (sindaco Moscato) ha retto lo sviluppo economico e il settore mercati e aziende partecipate.
Il 10 maggio 2019, quando prende corpo l'organigramma disegnato da Dispenza intorno alla figura preponderante del fedelissimo Basile, Guadagnino viene spostato ai servizi sociali e pubblica istruzione con vari interim fino a luglio 2020 quando anche lui, come Sulsenti, percorre la via di fuga del Comune di Ragusa. Da rilevare che da marzo 2018 a maggio '19 (quattro mesi di amministrazione Moscato e dieci di quella straordinaria) Guadagnino è anche a capo della direzione Risorse umane che Dispenza compulsa quando deve sistemare a modo suo, con la via di sanzioni disciplinari illegittime e strumentali nonchè ritorsive, i dirigenti a tempo determinato che, a tutela delle norme, osano non piegarsi al suo diktat.
Dei quattro dirigenti liberi dalla tagliola della scadenza, in forza al Comune di Vittoria quando arriva Dispenza ne rimane quindi solo una, Angela Bruno, nata a Lercara Friddi nel Palermitano, laurea in Giurisprudenza a Catania nel 1984, pratica legale a Vittoria e avvocata dal 1988, figura apicale dell'avvocatura comunale da trent'anni, ma forte a Palazzo Iacono di un più lungo cursus honorum cominciato il primo dicembre 1988 quando è Francesco Aiello – tornato a fare il sindaco in una breve finestra temporale di appena due mesi, dal 15 ottobre '88 al 23 gennaio '89, mentre da sette anni è deputato all'Ars – a nominarla consulente legale nel settore servizi sociali, incarico che mantiene con i sindaci Vincenzo Cilia, Paolo Monello, Angelo Curciullo e Giovanni Lucifora i quali si susseguono fino a quando, dopo 14 anni a palazzo dei Normanni, Aiello decide che è tempo di tornare a guidare il Comune, nel '95, questa volta per suffragio diretto.
Appena insediato sistema la consulente legale Angela Bruno nell'ufficio più consono dell'avvocatura comunale dove potrà meglio espletare le sue mansioni, più vicina alle esigenze dell'organo amministrativo e, dopo nove mesi di gestazione di questo rapporto tra avvocatura e consulente, l'11 marzo '96 la nomina esperta legale con qualifica dirigenziale.
Bruno da quel momento ha potere assoluto su tutti gli affari legali dell'ente sia nell'intero decennio di Aiello con il quale fin dal suo arrivo, non casuale, a palazzo Iacono nel 1988 ha una sintonia profonda, che, senza mai soluzione di continuità, con l'acerrimo nemico e successore Nicosia; poi ancora con Moscato e con Dispenza. Un potere assoluto il suo, più forte di ogni dubbio o diffidenza da parte dei nuovi vertici in successione, nonchè esempio straordinario, almeno su di sè, di inutilità della terapia dello spoils system. La sua capacità di posizionamento e il pieno sostegno a Nicosia provocano la rottura con Aiello il quale, nonostante i vari tentativi esperiti, dopo il 2005 non riesce più a tornare ad indossare la fascia tricolore, fino al 2021 quando diventa sindaco per la settima volta.
Se la relazione prefettizia sulla quale viene deciso lo scioglimento del Comune, per Dispenza è la 'bibbia', l'ex poliziotto deve peccare molto (vedremo perchè) se appena arrivato intreccia con Angela Bruno un rapporto strettissimo e di piena sintonia, al punto che è con il suo pieno sostegno dirigenziale a capo dell'avvocatura comunale, che Dispenza può trasformare l'ente in un querelificio e in una macchina di persecuzione giudiziaria contro chiunque, Aiello per primo, ma anche giornalisti e semplici cittadini, osi esprimere un'opinione o sollevare un dubbio su come venga amministrato il Comune o su un banale problema cittadino.
Ecco cosa c'è scritto nella relazione della prefetta Cocuzza del 14 maggio 2018, accolta dal Viminale, approvata dal Consiglio dei ministri e recepita dal capo dello Stato nel decreto di scioglimento: <<… Irregolarità sono state evidenziate negli incarichi di Co.Co.Co. (i contratti di collaborazione continuata e continuativa, n.d.r.), i cui contratti sono stati prorogati per lungo tempo, in violazione delle vigenti disposizioni di legge, per lo svolgimento di funzioni ordinarie istituzionali dell'Avvocatura comunale, laddove è stato rilevato che "iI dirigente della Direzione Avvocatura del Comune di Vittoria, nel periodo 2012-2016, Avv. Angela Bruno, ha conferito incarichì di Co.Co.Co. a quattro professionisti avvocati (sempre i medesimi), utilizzati nell'ambito delle attività relative alla consulenza e al patrocinio legale presso la suddetta Direzione, prorogando i contratti di collaborazione originariamente stipulati con gli stessi negli anni 2009, 2010 e 2012…>>.
Insomma, è perentoria la messa all'indice dell'avvocata quale figura all'interno del Comune di un sistema marcio che l'amministrazione straordinaria dovrà estirpare. In un passaggio successivo la relazione pone al centro della scena ancora la sempiterna dirigente dell'avvocatura comunale: <<…Infine, nell'apposito capitolo dedicato alla struttura burocratica dell'ente, la
Commissione ha attenzionato la posizione del dirigente della Direzione Avvocatura, Avv.
Angela Bruno, in relazione ad una vicenda, risalente all'anno 2011, relativa alla
"stabilizzazione" di alcuni dipendenti facenti parte dell'ufficio di staff del sindaco pro tempore.
E' stato, in particolare, riferito come la figura dell'avv. Bruno sia stata tratteggiata con particolare severità dal Giudice penale nella sentenza n. 837/2017 del 30 maggio 2017, che stigmatizza il parere espresso dalla medesima nella richiesta di stabilizzazione avanzata da quattro soggetti (componenti lo staff dell'allora sindaco Nicosia). Osserva il magistrato estensore della sentenza, "per favorire il disegno illecito dei precari", l'avv. Bruno ha posto in essere un "formidabile caleidosçopio di lacune
e di opzioni la cui conseguenza è stata "la clamorosa distorsione ermeneutica della questione".
Sebbene – come detto – la vicenda risalga all'anno 2011, tali comportamenti e prassi, valutati dal Giudice nel 2017, comprovano ulteriormente la diffusa tendenza, più volte registrata dalla Commissione di indagine, di un utilizzo volutamente distorto e sottilmente mistificatorio delle norme. In proposito, la stessa Commissione ha rilevato che, a seguito delle conclusioni dell'Autorità giudiziaria, non risultano avviate iniziative, quantomeno sul piano disciplinare, nei confronti della dirigente dell'Avvocatura, Avv. Angela Bruno, da parte dell'attuale Amministrazione comunale, che – anche in questa circostanza – si pone in perfetta e piena continuità con la precedente Amministrazione Nicosia>>.
Insomma Bruno riceve i … complimenti per l'alto ingegno con cui distorce le norme, le aggira, le confonde, le mistifica portando l'ente su posizioni opposte a quelle fissate dalla legge, e per ciò incorre anche negli strali del giudice penale in relazione alla stabilizzazione illecita di quattro precari dello staff del sindaco Nicosia. Quando la relazione viene redatta è in carica l'amministrazione Moscato, accusata di non avere esercitato il potere disciplinare nei confronti di Bruno, alla luce della sentenza penale richiamata>>.
Poi arriva Dispenza. E che fa con la Bruno? Esattamente ciò che hanno fatto i predecessori, compresi gli amministratori condannati all'incandidabilità e quelli rimossi per le infiltrazioni mafiose per effetto dello scioglimento confermato in sede giurisdizionale amministrativa, nonostante l'assoluzione in sede penale – doveroso ricordarlo – di tutti gli imputati, tra i quali gli ex sindaci Moscato e Nicosia (il primo solo in appello, con rito abbreviato), nel processo scaturito dall'inchiesta Exit poll da cui la rimozione degli organi comunali in carica nel 2018 prende le mosse.
Con Dispenza la Bruno non solo mantiene lo strapotere sempre avuto da quando nel '95 Aiello la mette a capo dell'avvocatura, ma lo accresce grazie al sostegno incondizionato che garantisce alla pretesa dell'ex poliziotto, mattoide e scriteriata – atto di bullismo istituzionale – di querelare chiunque non gli appaia suo fedele e personale servitore. Ad occuparsi delle tante querele per diffamazione negli anni della commissione straordinaria – il sindaco attuale ce ne conferma 76, promosse da ottobre 2018 a giugno 2021 – ci sono soprattutto i due avvocati assunti, con un procedimento che suscita scalpore, dall'amministrazione Moscato, ovviamente con la supervisione della dirigente Bruno, per via della scelta caduta su un concorrente, Salvatore Giardina, associato allo studio legale Moscato. Per l'occasione attivisti e politici locali denunciano in anticipo il nome del futuro vincitore per segnalare il carattere meramente apparente della procedura selettiva. Per completezza d'informazione, l'altra assunzione premia nell'occasione Monica Lo Piccolo della quale qualcuno in quel momento trova utile rilevare quella che appare una mera casualità di rapporti parentali: l'essere cognata di Rosario Amarù, già dirigente del commissariato della Polizia di Stato di Comiso, poi a Vittoria fino a gennaio 2018 quando è in carica l'amministrazione-Moscato, quindi nominato a luglio 2020 da Dispenza a capo della polizia locale. In seguito rientra a Ragusa, capo di gabinetto del questore e poi dirigente della divisione anticrimine.
Se dal 1988 al 2021, dunque per 33 anni, Angela Bruno non vede mai oscurarsi neanche per un solo giorno il proprio potere intangibile nell'avvicendarsi di ben dodici diverse gestioni tra sindaci, commissariamenti intermedi nel 1993, 1995 e 2005, e la lunga amministrazione straordinaria da agosto 2018 a fine ottobre 2021, è proprio da questo momento, con il ritorno di Aiello, che per la prima volta la sua condizione cambia. Lei ha garantito e sostenuto ogni atto di Dispenza, perfino quelli illegittimi, persecutori e non degni della pubblica amministrazione, contro i presunti 'nemici' il primo dei quali è proprio Aiello. Pare che anche dopo l'uscita di scena della triade, a palazzo Iacono la fida avvocata continui ad operare come prima, non sappiamo se fino al punto da considerare Dispenza ancora in carica e nel pieno dei poteri. Sta di fatto che con Aiello tornato sindaco lo scontro è durissimo al punto da impedire le funzioni minime che l'avvocatura comunale dovrebbe assicurare all'ente. Aiello tenta di eluderne quella che gli appare un'azione sabotatrice svuotando delle funzioni proprie la direzione affidata alla Bruno e ridotta ad ufficio di consulenza legale, e creandone un'altra, una vera avvocatura, sulla quale appoggiarsi: un atto che comporta sprechi, dispersione di risorse umane e duplicazione di costi. Al culmine di una frattura insanabile Bruno lascia il Comune per lungo tempo per ferie, assenze ad altro titolo e periodi di malattia. Tutto ciò da tempo è superato, come d'incanto. Pare che a palazzo Iacono non vi sia più alcun contrasto, nè dissapore o incomprensione tra il sindaco e la dirigente dell'avvocatura.
Sarà la voglia di pace che, finalmente, conquista i cuori riuscendo in miracoli prima impossibili: è così per Sulsenti (ricordate?), è così per Bruno. Se ne può prendere atto, ma sia prima che dopo, valgono solo il livello dell'azione amministrativa dell'ente, la sua imparzialità ed efficienza, una gestione sana e trasparente, la qualità dei servizi alla comunità: difficile dire se e in che misura a questi parametri s'avvicini più la situazione attuale o quella di prima; o se entrambe, e quanto, ne siano distanti.
Allestito un ufficio disciplinare irregolare guidato da Valentino Pepe, il segretario generale nominato, arbitrariamente, dopo la cacciata di Fortuna. Perseguitati, con denunce infondate e sanzioni illegittime, i dirigenti non allineati come Angelo Piccione e Cristina Prinzivalli. Non confermati "perchè sanzionati" – spiegava Dispenza alla stampa – ma le sanzioni disciplinari sono successive alla mancata conferma: quindi erano state decise prima a prescindere dall'esame dei fatti?
Un dossier ancora più scottante, ma illuminante, è quello riguardante la gestione che fa Dispenza, in rotta di collisione con Dionisi, delle posizioni dirigenziali a scadenza. Abbiamo detto che ad ottobre 2018 tutte, sono cinque, vengono prorogate in blocco per sei mesi. Ad aprile 2019 però molti nodi sono già al pettine e l'ex poliziotto conosce un solo criterio di valutazione: la fedeltà a sé stesso o quella che a lui sembra tale. Dei cinque solo due sono confermati, Costa e Basile. Ma Dispenza non si limita a questi atti, mosso da furore ritorsivo contro chi, magari nel doveroso esercizio delle sue funzioni, non gli appaia schierato sui suoi interessi e sulle sue posizioni.
Già a gennaio 2019 ne fa le spese come abbiamo visto il segretario generale Fortuna. Per sostituirlo viene indetta una selezione e nominato un vincitore. Il quale però il giorno dopo rinuncia all'incarico. Alla vacatio si pone rimedio con una nuova nomina che però non riguarda alcuno dei partecipanti alla selezione precedente, o almeno il provvedimento che la dispone non contiene alcun riferimento e sembra mero esercizio di una scelta arbitraria, sicchè, in questo caso, sarebbe anche sotto vari profili censurabile.
In ogni caso a marzo 2019 un segretario, Valentino Pepe, c'è di nuovo e i suoi servizi sono preziosi anche per punire, perseguitare ed estromettere i dirigenti non obbedienti. Il primo è Angelo Piccione, dirigente del Centro unico di committenza, impegnato pertanto nello studio e nell'elaborazione del bando Aro per l'appalto di igiene ambientale. Peraltro proprio in quel periodo deve farsi carico anche del settore Ecologia perchè la dirigente Cristina Prinzivalli, nel mirino di Dispenza e in un clima pesante per le pressioni che subisce in direzione di atti che reputa non conformi ai doveri di servizio e alle scelte dovute nel superiore interesse pubblico dell'ente, già a dicembre 2018 chiede un congedo parentale e, dopo un rientro di pochi giorni a gennaio 2019, torna in congedo senza più rientrare: si chiude così, di fatto quattro mesi prima del previsto, la sua drammatica esperienza a Vittoria la quale, oltre all'ingiusta sanzione disciplinare di chiara matrice ritorsiva, per anni le lascia il peso di processi penali per omissione di atti d'ufficio scaturiti da accuse infondate e denunce strumentali, come quelle relative alla discarica di contrada Pozzo Bollente (anche lei presa di mira oltre a Ferreri, in luogo dei veri colpevoli) o all'infortunio di un operaio colpito da infezione batterica nel depuratore di Scoglitti ma in un periodo estraneo a sue potenziali responsabilità: finora l'ex dirigente del settore Ecologia risulta sempre assolta nei procedimenti già conclusi.
Piccione il 12 marzo 2019 predispone gli atti delle due direzioni, Centro unico di committenza ed Ecologia, per il bando Aro: atti che però non piacciono a Dispenza il quale li fa modificare da altri funzionari e continua a perseguitare i due dirigenti il cui contratto è in scadenza un mese dopo, il 21 aprile. Su questo dossier, un altro dei punti di rottura con Dionisi, si innestano anche le divergenze sulla bonifica della discarica di contrada Pozzo Bollente, uno scandalo che, come abbiamo visto, chiama in causa responsabilità delle amministrazioni precedenti che Dispenza tenta, in contrasto con i dati documentali e di realtà, di scaricare su Fabio Ferreri, dirigente della Srr, la società di regolamentazione rifiuti, altro bersaglio di Dispenza, in questo caso a colpi di querele non essendo alle dipendenze del Comune.
Piccione e Prinzivalli, insieme a Salvatore Privitera, non vengono confermati alla scadenza senza che il provvedimento, che conferma solo Costa e Basile sul totale di cinque, ne dia motivazione.
Però in un comunicato stampa del 4 maggio 2019 Dispenza afferma che i dirigenti non confermati sono stati oggetto di sanzioni disciplinari: cosa non vera perchè il mancato rinnovo è dell'11 aprile 2019 mentre la sanzione comminata a Piccione è del 16 aprile. Questa non è – solo – una delle tante menzogne di Dispenza, poichè risulta impossibile sottrarsi al dovere di leggerla anche in uno dei suoi significati logicamente più credibili: la punizione ai due è stata decisa ben prima che i fatti siano vagliati nel doveroso esame di contestazioni e deduzioni e che l'istruttoria abbia svolgimento.
A gestire la macchina punitiva l'ufficio procedimenti disciplinari composto dal segretario generale Valentino Pepe fresco di nomina, il dirigente Alessandro Basile sempre nel cuore di Dispenza, un funzionario dell'ufficio avvocatura, Giardina, colui che, lo abbiamo appena visto, in quel periodo passa le giornate a scrivere querele contro i cittadini vittoriesi per conto del fumantino ex poliziotto.
Giardina non è dirigente e non potrebbe far parte dell'ufficio disciplinare, come non potrebbe farne parte neanche il segretario generale in quanto incompatibile, quale responsabile dell'anticorruzione. Ma è l'intero ufficio ad essere illegittimamente investito perchè se mai fossero fondate le contestazioni mosse, si tratterebbe di responsabilità dirigenziale, estranea alla materia disciplinare. In ogni caso, puntuali e inesorabili, il 16 aprile 2019, cinque giorni prima della scadenza del rapporto contrattuale, scattano le sanzioni: sospensione dal servizio e dallo stipendio per tre mesi; ovviamente produttiva di effetti però solo per cinque giorni, stante la scadenza imminente dell'incarico.
Volendo riepilogare in estrema sintesi, in poche settimane la commissione straordinaria, rectius il duo Dispenza-D'Erba: licenzia il segretario generale Fortuna e lo rimpiazza con un altro adatto alle sue esigenze; non conferma tre dei cinque dirigenti a tempo determinato; vede ridursi in pratica alla sola dirigente dell'avvocatura Bruno il gruppo di quelli stabili, tra pensionamenti e fughe a Ragusa. Quasi tutte le funzioni, comprese quelle del settore tecnico totalmente decapitato con la cacciata di Piccione, Prinzivalli e Privitera, vengono così concentrate nelle mani del fidato segretario generale Pepe e dell'altrettanto fedelissimo Basile. Ma questo è solo il primo tempo dell'operazione in quanto occorre stabilizzare il nuovo organigramma disegnato da Dispenza e dal quale Dionisi dissente esplicitamente per palese violazione delle norme.
La modifica ad hoc del regolamento per estromettere artatamente Piccione dal concorso a dirigente tecnico: atto illegittimo secondo una sentenza definitiva del Tribunale di Ragusa che ha condannato il Comune di Vittoria alle spese e lo espone al conseguente risarcimento del danno nel giudizio in corso
L'affaire si innesta su quello del concorso per i nuovi dirigenti da nominare a tempo indeterminato nel settore amministrativo (vincerà Basile, vedremo come) e per tre anni in quello tecnico.
Per quest'ultimo viene nominata una commissione il cui primo atto è la modifica del regolamento al fine di escludere i concorrenti che abbiano riportato sanzioni disciplinari consistenti nella sospensione per un periodo superiore a dieci giorni: una modifica mirata. Piccione, che tra tutti i candidati è di gran lunga il più titolato, impugna il bando e chiede di essere ammesso con riserva. Viene però escluso ed impugna anche l'esclusione. Il concorso-farsa giungerà al risultato voluto da Dispenza, ma il procedimento è viziato da abusi e violazioni, come sancisce, con sentenza definitiva, il Tribunale di Ragusa in funzione di Giudice del lavoro. Lo adisce Piccione ottenendo pieno accoglimento delle proprie ragioni, sia in primo grado che in appello al punto che l'ordinanza emessa il 3 febbraio 2020 definisce quella modifica di regolamento <<artatamente predisposta al fine di precludere la partecipazione del ricorrente alla selezione>>. Pertanto il Tribunale ordina al Comune di riavviare le operazioni di selezione, ammettendo Piccione. L'ente invece, al comando di Dispenza e con il supporto dell'avvocatura retta dalla devota Bruno, disattende l'ordine e propone reclamo che si presume la dirigente rediga di persona. Il 16 luglio 2020 il Tribunale di Ragusa, in composizione collegiale, lo rigetta totalmente, conferma la decisione del primo giudice e condanna il Comune alle spese.
Nulla però può deviare i voleri di Dispenza il quale con mano lesta, già a ottobre 2019, ha fatto chiudere il procedimento con la nomina dei due vincitori e la stipula dei relativi contratti. Per la cronaca sono Marcello Dimartino e Giuseppe Giuliano, già in servizio a Ragusa, nominati nel 2015 dall'amministrazione-Piccitto. A Vittoria risultano i soli due idonei dei tre ammessi al colloquio sul totale di 22 partecipanti.
E del disattendimento da parte del Comune di Vittoria di un provvedimento giurisdizionale esecutivo cosa ne rimane? Un contenzioso civile per risarcimento nel quale l'ente è chiamato a rifondere il danno ingiusto arrecato con la propria condotta, colpevole e illegittima, al concorrente indebitamente escluso. In questo come in ogni caso simile ovviamente sarà bene che chi di dovere faccia in modo che a pagarne il prezzo non siano i cittadini di Vittoria ma solo i veri responsabili.
Il concorso per due dirigenti amministrativi a tempo indeterminato costruito intorno a Basile, fedelissimo di Dispenza e annunciatissimo vincitore. Pepe acconcia una commissione priva dei requisiti ma utile allo scopo: ne fanno parte colleghi amici del vincitore e la presiede l'ex questore Di Fazio in un gioco di scambio di benefici tra nominati e nominandi, danti e aventi causa
E veniamo ora al concorso per due posti di dirigente amministrativo, in questo caso a tempo indeterminato. Le violazioni denunciate, le anomalie, le forzature, le stranezze e certe singolari coincidenze sono molteplici. L'unica certezza è che uno dei due vincitori, nettamente primo per punteggio, è proprio Alessandro Basile come tutti a Vittoria sanno fin da prima, al punto che c'è chi si esercita nell'invio di lettere tramite 'raccomandata ar' al solo fine di provare l'infallibilità della previsione. Ma se tutto ciò può non avere valore probatorio della predeterminazione dell'esito, possiamo certamente limitarci ai fatti e prendere in considerazione almeno qualcuna delle anomalie segnalate, forse invano alla luce dei risultati, anche alla Procura di Ragusa.
Alla prova scritta sono ammessi in 34, se ne presentano dodici ma, all'esito, solo due guadagnano l'accesso al test successivo, praticamente inutile perchè i posti sono proprio due. Il primo a tagliare il traguardo nella prova scritta è, manco a dirlo, Alessandro Basile con 36,03/40, seguito da Giorgio La Malfa con 29,06/40.
La commissione giudicatrice, nominata a marzo 2020 dal segretario generale Pepe, risulta composta da Girolamo Di Fazio, Maria Teresa D'Allura ed Elisabetta Marino.
Già nel profilo dei tre prescelti è evidente una plateale violazione di norme: <<i commissari devono essere individuati tra docenti o dirigenti della pubblica amministrazione che abbiano comprovate competenze nell'ambito delle professionalità ricercate con il concorso>> che, ricordiamolo, si propone di selezionare dirigenti amministrativi.
In proposito è utile pemettere che Basile, l'annunciatissimo vincitore, è cultore di Economia e Organizzazione aziendale nel Dipartimento di Economia dell'Università di Catania diretto da Rosario Faraci, lo stesso da cui dipende – mera curiosità – il corso di laurea triennale in Management delle imprese per l'economia sostenibile, giunto al terzo anno a Ragusa.
Anche in questo caso viene in rilievo una modifica, risalente al 2017 (Basile è a capo del settore Sviluppo economico), del regolamento organico degli uffici e dei servizi del Comune di Vittoria, nella sezione per l'accesso alla dirigenza con concorso pubblico, consistente nell'inserimento della materia 'Organizzazione aziendale' che è priva, come appare evidente, di ogni relazione con il profilo, le funzioni e le mansioni di dirigente di una pubblica amministrazione, attenendo esclusivamente all'imprenditoria privata o comunque ad una realtà aziendale, non certo a quella di un ente pubblico.
Ecco il profilo dei commissari prescelti dal segretario comunale Pepe. D'Allura è ricercatrice dell'Università di Catania, nello stesso dipartimento di Economia diretto da Faraci nel quale svolge esami in commissione prorio con Alessandro Basile. Peraltro non solo collega di Basile cui secondo l'esposto alla Procura sarebbe legata anche da rapporti di amicizia personale, ma anche sprovvista dei requisiti di legge in quanto D'Allura non è docente. L'esposto segnala anche che in un elenco pubblicato dall'ateneo D'Allura è qualificata come 'non dirigente'. Infatti gli esponenti rilevano la strana coincidenza data dal fatto che, con tutte le persone che possono essere incaricate in Sicilia
per fare da commissari in un concorso pubblico, il segretario generale del Comune di Vittoria ritenga opportuno nominare quelle che da una parte non hanno i requisiti e dall'altra conoscono benissimo Basile, per aver lavorato con lui, e con lui avere condiviso il ruolo di commissari d'esame.
Stesse considerazioni per Elisabetta Marino la quale – è la segnalazione del tempo – <<non risulta neppure ricercatore, ma semplice tutor. Però – viene fatto osservare – possiede un requisito importante per il segretario generale del Comune di Vittoria: anche lei fa parte del Dipartimento di economia aziendale ed impresa diretto dal professore Faraci e pertanto conosce e svolge attività lavorativa e di studi con Alessandro Basile e con la D'Allura>>.
A presiedere quella commissione viene chiamato Girolamo Di Fazio, ex poliziotto come Dispenza, in pensione dal 2013 dopo essere stato commissario di polizia ad Acireale, la città di Faraci, vice questore a Catania, nonchè questore a Ragusa e Agrigento. Alla luce delle norme in materia neanche Di Fazio ha i requisiti per rivestire il ruolo di esaminatore in un concorso di dirigente amministrativo, in quanto non è docente e non è dirigente della Pubblica amministrazione, titolo che si conviene solo al personale attivo con contratto pubblico di dirigente della Pa, mentre Di Fazio in quel momento già da sette anni è in quiescenza, nè è più qualificabile come dirigente, qualifica peraltro in passato posseduta in un comparto totalmente estraneo come quello della pubblica sicurezza.
Come se tutto ciò non bastasse, Di Fazio quando diventa presidente della commissione che proclamerà vincitore Basile, da questi, nella qualità di dirigente del comune di Vittoria, è già stato nominato presidente della commissione per l'attribuzione di 74 posti nel mercato di Vittoria, e poi di altri 16, e a lui risulta liquidata una parcella di 10 mila euro sempre da parte di Basile, dirigente ma anche candidato in un concorso in cui a giudicarlo è Di Fazio.
Inoltre accade che nella prova della prima giornata la materia 'organizzazione aziendale', proprio quella di cui Basile è cultore ma che nulla c'entra con il concorso in oggetto – e ciò concreta una precisa violazione di norme in proposito – ricorre in ben due delle sei domande.
Infine, al termine di ciascuna prova il nome del partecipante viene racchiuso in una busta rimanendo perfettamentee leggibile dall'esterno, in violazione delle norme sulla segretezza.
Serve altro perchè le persone oneste aventi a cuore la res publica, il rispetto delle leggi e i valori di lealtà e correttezza non abbiano dubbi?
Dal giudizio della Corte dei conti un faro sulla Vittoria mercati e su un contesto ben più ampio di criticità, rischi, situazioni borderline. Analizzata tre anni e mezzo dopo la sua conclusione, l'amministrazione straordinaria della triade prefettizia risulta un po' mistificazione e un po' occasione sprecata
Le situazioni descritte e le vicende ripercorse ci aiutano a capire la rotta seguita dalla triade Dispenza-Termini-D'Erba, in navigazione sicura una volta disincagliatasi dagli scogli rappresentati dal presidio di legalità tenuto con fermezza dal segretario generale Antonino Fortuna e dal commissario Giancarlo Dionisi.
La Vittoria mercati srl e la missione che, dopo il fallimento e la liquidazione dell'Amfm, le assegna nelle diverse fasi temporali il gruppo dominante in Comune spiegano molte delle dinamiche altrimenti incomprensibili nelle quali si avviluppano i fatti.
I concorsi per la dirigenza, il siluramento disciplinare dei non allineati, il bando Aro e l'appalto di igiene ambientale sottratti alle figure competenti in carica in quel momento, anche con gli stratagemmi smascherati dal Tribunale di Ragusa, dipingono il quadro.
Un nuovo tassello al suo interno è dato dal processo imbastito dalla Corte dei conti, uno dei più efficienti baluardi di legittimità che, nel ristretto ambito di competenza, ci sia rimasto dinanzi alle sempre più frequenti prove di abdicazione, rinuncia, inefficienza o inazione di altre istituzioni e organismi di garanzia preposti.
Nell'ambito del giudizio contabile Dispenza risulta condannato per danno erariale nell'esercizio della sua facoltà di opzione per il rito abbreviato con notevole risparmio di sanzione, mentre il processo prosegue per tutti gli altri convenuti dei quali la posizione più grave come abbiamo visto è quella di Basile, il dirigente, nel frattempo emigrato a Ragusa – anche lui ! – la cui assunzione a tempo indeterminato fortissimamente voluta a qualunque costo da Dispenza presenta ombre inquietanti.
Nella fase in cui Basile vede crescere il suo peso a Palazzo Iacono, sotto l'amministrazione Nicosia prima, Moscato poi, quindi con la commissione straordinaria, uno dei settori più importanti che gli siano affidati è proprio quello in cui ricade il dossier Emaia, polo fieristico e Vittoria mercati, di cui segue ogni snodo.
Nella sequenza dei fatti il rapporto malato tra vertici politico amministrativi e dirigenza (doppiamente, nel senso dell'aggressione dei primi verso la seconda in taluni casi o dell'asservimento collusivo e della compromissione corruttiva in altri) è un tema centrale, anche se – va detto – prosegue lo scivolamento verso il basso dello standard di etica pubblica, come dimostra, in ultimo, il disegno di legge approvato proprio ieri dal Consiglio dei ministri che sottrae alla procedura concorsuale, nella misura del 30% dei posti disponibili, la nomina dei dirigenti: sufficienti cinque anni di servizio nell'area dei funzionari o due nell'area di elevata qualificazione dove peraltro si approda per nomina discrezionale. Insomma in futuro forse, ai vari Dispenza, o a chiunque intenda agire nello stesso modo, non sarebbero necessarie certe fatiche per fare sembrare 'concorso' una nomina prestabilita con discrezionalità e arbitrio.
L'affaire Vittoria mercati, che abbiamo ripercorso partendo dal giudizio di responsabilità della Corte dei conti, dispiega i suoi effetti ben oltre questi confini, fino ad incrociare molti dei punti critici contenuti nella relazione Cocuzza, causale dello scioglimento, e tratteggianti i confini di un quadro di spiccata potenzialità, o vera e propria effettività, delittuosa. Con effetti, implicazioni e suggestioni paradossali come quella presenza mafiosa, Giombattista Puccio – uno degli imputati di Exit poll, assolti come tutti e forte però di uno specifico curriculum criminale sancito in vari processi – cui è collegata la figura del politico locale con privilegio d'accesso al Comune.
Anche sulla situazione del servizio di igiene ambientale (Tekra da giugno 2016, Ef Servizi ecologici di Misterbianco fino al 31 dicembre 2017, Tech servizi srl nel 2018 con varie proroghe) il quadro tratteggiato dalla prefetta di Ragusa nella relazione produttiva dello scioglimento, fitto di innumerevoli rapporti con persone condannate o coinvolte in inchieste penali, non è stato oggetto di totale recisione durante la gestione straordinaria anche perchè il problema, prima che nell'impresa affidataria stava nei legami di certi interessi criminali sul territorio con personale di servizio in transito automaticamente da un'impresa all'altra.
Se poi il grado di efficacia nella lotta alle infiltrazioni mafiose fosse deducibile da episodi significanti come 'il furto delle chiavi dell'acqua', con tanto di convocazione del questore di Ragusa sul luogo del delitto il 29 settembre 2018 in favore di telecamere, nonchè di denuncia alla Procura sveltissima ad aprire un fascicolo ovviamente inutile, il bilancio sarebbe ancora più evidente: quell'attacco così grave sferrato dalla mafia contro un bene essenziale della città per attaccare l'amministrazione straordinaria, altro non era che il banale inconveniente in cui era incorso l'addetto dell'ufficio tecnico incapace accidentalmente di recuperare le 'chiavi', un piccolo pezzo di ferro a forma di 'T' che qualunque fabbro, in pochi minuti e al costo di uno o due euro, può riprodurre all'istante. Anche questo è stata l'amministrazione straordinaria nel Comune di Vittoria.
Ed è stata anche quella che perfino Dispenza smaschera e svilisce quando, inconsapevolmente, ritenendo di ricavarne titolo di merito quale servitore dello Stato, rivendica di <<essere seguito dal sottosegretario Candiani>> con il quale parla tutti i giorni. Lo dichiara spesso nella prima fase del mandato e ci tiene a dirlo, per fare bella figura, ospite di Unomattina il 7 marzo 2019. Ma Stefano Candiani in quel momento è, sì, sottosegretario dell'Interno, ma senza alcuna delega agli enti locali, mentre è, molto più visibilmente, il commissario politico in Sicilia della Lega di Salvini, allora un partito del 35%. Peraltro l'unico politico locale che trova aperta la porta dei commissari è Luigi Melilli, allora della Lega, figura peraltro gravata da massicce controindicazioni, per usare il linguaggio della relazione prefettizia che per Dispenza ha la credibilità della bibbia per i credenti.
Alcuni dei fatti noti sono stati qui rievocati, non senza qualche cenno agli esposti sulla Vittoria mercati, rimasti senza esito tranne quello di originare processi per diffamazione contro gli esponenti. In proposito abbiamo anche visto la parziale coincidenza tra l'ambito di certe denunce di questo tipo e quello nel quale sta operando la giustizia contabile per il danno erariale inferto al Comune.
Tra soldi in contanti dal transito incerto, illegale tenuta dei conti, conflitti d'interesse, noncuranza per i diritti dei creditori, commistione di ruoli e di atti, l'autorità inquirente, senza indagini tranne la lettura degli esposti sulla quale fa premio quella della memoria del dirigente Basile, conclude per la loro totale infondatezza (conclusione che logicamente travolge anche le segnalazioni di Fortuna in un periodo ben lontano dall'abrogazione del reato di abuso d'ufficio), tranne che per l'ipotesi di illecito utilizzo dei beni pignorati comunque esclusa dalla mancanza di querela.
Basile, forte di cotanti risultati a difesa dell'operato proprio, nonchè di quello della commissione straordinaria e delle altre amministrazioni interessate, può dunque ora riporre un'altissima fiducia in sé stesso dinanzi alla Corte dei conti. Intanto è in servizio nel Comune di Ragusa come certamente lettrici e lettori di In Sicilia Report ben sanno, anche in riferimento a vicende riguardanti la città capoluogo come l'affaire-Donnafugata, il procedimento per l'assegnazione ad un privato, praticamente in regalo, della gestione del complesso che costituisce il più importante bene culturale del territorio ibleo o, certamente, quello con il più alto numero di visitatori a pagamento.
Di seguito un brano dell'articolo ( 14 il testo integrale) pubblicato il 26 agosto 2024: <<… Insomma, la decisione è presa, anzi era presa da tempo ma occorre onorare fastidiose formalità burocratiche per mettere a posto la parvenza di un atto che nella sostanza è ben altro. Non serve tempo per esaminare, approfondire, valutare: tutto è già stato fatto. Occorre solo 'mettere a posto' le carte e perciò si procede a tappe forzate. Il 6 agosto il Comune con determinazione dirigenziale emana l'avviso assegnando trenta giorni (il tempo minimo fissato dalla legge per i contratti di sponsorizzazione), quindi con scadenza il 5 settembre, a chi volesse presentare proposte alternative sullo stesso oggetto. Il 7 agosto un comunicato stampa dà notizia dell'avviso, ma il 12 agosto il Comune torna sui suoi passi perché, con la fretta, ed anche per una sorta di riflesso condizionato, non aveva reso pubblica la proposta del privato: del resto, a che serve, avrà pensato l'estensore-esecutore, se è già tutto deciso e se si tratta solo di rispettare l'apparenza di un obbligo di legge? Quella mancata pubblicazione non fu una dimenticanza, per la fretta che comunque c'era, ma una scelta: una scelta indotta, appunto, da quel riflesso condizionato per il quale al cane di Pavlov la campanella, perduta la sua 'neutralità', annunciava un pasto appetitoso. Il Comune di Ragusa la sua campanella se l'era più volte suonata quando, molto tempo prima, aveva deciso cosa fare e a quel punto, pronto a consumare il suo pasto, ovvero realizzare il risultato precostituito, era caduto nel suo istinto pavloviano. Obtorto collo però – qualcuno ad un certo punto l'avrà notato – ecco che il 'bravo dirigente' deve correre ai ripari, modificando e integrando, appunto con la pubblicazione della proposta del partner privato, l'avviso del 6 agosto. L'unica conseguenza è che i trenta giorni scadranno l'11 settembre, anziché il 5, ma per il resto è già, come lo era ben prima, tutto deciso..>>.
Il 'bravo dirigente' – ora come allora, era agosto 2024 – è proprio Alessandro Basile, sul quale adesso sappiamo molto di più.